Contributi dal mondo _ architettura dell'estremo sud
TO SPITI TOU PAPPOU_Quando l'architettura riconcilia
uomini e natura
di Claire Oiry
Alla fine del sentiero, tra margherite e nuvole, appare una sagoma di pietra. Qui c'è la casa di Pappou, il nonno. Sappiamo che presto sarà riempita di energia. Tornerà a vivere dopo un sonno durato ottant'anni. Per il momento è silenziosa; e le si addice. La sua discrezione è la prima lezione, e devi fermarti un attimo per comprenderla. Vuole essere parte del paesaggio; nulla di più e la sua umiltà silenziosa sembra urlare agli uomini che hanno dimenticato. Gelly, la nipote del Pappou ha udito questo grido. Delicatamente, come appreso dal nonno, ripeterà le gesta dell'avo e riporterà questo luogo nel presente. Noi siamo venuti a dare una mano e ad apprendere la nostra di lezione.
Nel workshop di aprile eravamo trentatré e parlavamo sei lingue diverse. Abbiamo condiviso le nostre culture e le nostre capacità di ceramisti, architetti, ingegneri, cuochi, fotografi, disegnatori, musicisti, infermieri nell'intento di trasformare la terra, la paglia, la sabbia, l'acqua e la canna in materiali da costruzione. I metodi non sono invecchiati, ma sono stati dimenticati. Per fortuna le mani hanno buona memoria e ricordano presto, facendo. In dieci giorni l'ambiente principale ha rivisto nascere un camino colorato, un pavimento e nuove pareti. La casa non è esattamente come prima; è qualcosa tra passato e futuro. La casa di Pappou non è un campione, è un manifesto, una trasmissione.
Tutte le tecniche che abbiamo impiegato per
risistemare la casa richiedono una preparazione preliminare dei
materiali, un lavoro manuale. Terra e sabbia devono essere raffinate
mediante vagliatura al fine di conservare le particelle più fini.
Poi come in cucina si mescolano gli ingredienti: terra, paglia,
sabbia ecc.. Ogni tecnica richiede la sua miscela e la stessa è
dettata dal materiale disponibile in loco. E' fondamentale durante
questo passaggio miscelare energicamente e per lungo tempo l'impasto
per preparare il materiale al suo impiego futuro.
La terra è un materiale vivo; regola il bilancio
dell'umidità interna e permette di ottimizzare il comfort termico
all'interno di un ambiente. La muratura della casa di Pappou è fatta
di pietra e per intonacarla internamente l'uso di terra cruda
sembrava cosa saggia per preservare la traspirabilità delle pareti e
sfruttare al meglio l'inerzia termica dello spessore murario. Le
terre che abbiamo usato (quella verde per gli intonaci e quella rossa
per il camino) erano entrambe molto argillose. Le abbiamo impastate
aggiungendo molta sabbia per "sgrassare" e fibre di paglia
per migliorarne la resistenza tessile. Prima di applicare l'intonaco
bisognava risistemare alcuni parti mancanti nel muro di pietra. Sul
muro rustico, l'applicazione dell'intonaco di sottofondo avviene
mediante il lancio di palle di impasto. Questo gesto manuale vigoroso
garantisce una buona coesione tra muro e intonaco ed eliminare
eventuali sacche d'aria che potrebbero causare distacchi successivi.
Prima del lancio, il muro deve essere spolverato e umidificato. Una
volta applicato, lo strato di terra può essere livellato per
renderlo più liscio.
Per le pareti interne abbiamo usato la tecnica degli intrecci rivestiti, quella che gli inglesi chiamano "wattle and daub". Per questa tecnica è un telaio in legno su cui si intrecciano, a seconda della regione, canne di fiume, strisce di bambù o rami di legni flessibili a fare da supporto ad uno spesso strato di terra cruda impastata con paglia. In questo modo anche le partizioni interne contribuiscono all'inerzia e al comportamento termico favorevole dell'edificio.
Per la Casa di Pappou abbiamo realizzato telai di
ginepro infittiti con canne di fiume. Per l'impasto abbiamo mischiato
i tre tipi di terra disponibili sul posto (verde, rossa e bianca)
ottenendo una texture dalla consistenza di yogurt. In questa miscela
abbiamo immerso fasci di fibre ad ottenere delle salsicce di terra e
paglia da applicare sulla struttura di supporto. Una volta applicate,
è possibile sagomare a mano la superficie della parete rendendola
regolare.
La casa di Ambelos è stata costruita su suolo roccioso visto che i suoli terrosi erano usati per l'agricoltura. Il pavimento era pertanto molto irregolare. Al fine di conferirgli una certa planarità ed un minimo di resistenza termica abbiamo realizzato un pavimento in terra battuta a tre strati. Il periodo del workshop ha permesso la realizzazione dei soli primi due strati, visto che ogni strato richiede tempi di asciugatura lunghi. Il primo strato è fatto di ghiaia e fornisce un primo livellamento. Il secondo consiste in una mistura di terra sabbiosa e paglia di circa 3-4 cm di spessore, stesa a mano e lisciata a fratazzo. Per il terzo livello è prevista l'applicazione di un impasto argilloso stabilizzato a calce per renderlo più impermeabile.
In dieci giorni
siamo riusciti a realizzare gli intonaci interni, il rivestimento
della ciminiera, gran parte del pavimento e metà delle partizioni
incannucciate.
Ad agosto 2014 siamo tornati per continuare il
restauro della casa del nonno di Gelly. Eravamo meno ma la
motivazione era alta lo stesso e l'obiettivo chiaro: finire i lavori
principali prima dell'inverno.
Grazie alla tecnica dell'incannucciato già
sperimentata ad aprile, abbiamo finito le pareti interne. Per poter
fare entrare della luce colorata nel bagno, abbiamo usato bottiglie
di vetro verde vuote come finestre intarsiandole nel muro di paglia e
terra. Abbiamo deciso di lasciare la parte della parete sopra la
porta senza terra, intrecciando solo pezzi di canne per la chiusura
visiva. Poi, quando il muro era asciutto, abbiamo tolto la polvere
con una spazzola per fare vedere I pezzi di paglia e le piccole
pietroline nascoste nella miscela. La finitura è stata realizzata
aggiungendo olio d'olive mischiato con una polvere d'ocra proveniente
da Gavdos.
Ad aprile avevamo realizzato un intonaco di
sottofondo con terra verde, grande quantità di paglia e sabbia
grossa. Per le pareti interne, la proprietaria desiderava una
finitura meno grezza. Abbiamo quindi deciso di usare la terra rossa
(colore molto bello e terra piena di argilla di qualità) con un po
d'ocra, un po di paglia tagliata in pezzettini e una grande quantità
di sabbia di marmo (sabbia sottile e brillante). L'ocra permette di
ottenere un colore rosso ancora più vivo. La sabbia aggiunta in
grande quantità (4 quantità di sabbia per 1 di terra) impedisce la
formazione di crepe. Prima di applicare la miscela su le superfici
destinate, abbiamo steso dei campioni su una superficie di prova.
Anticipando le prime piogge dell'autunno, volevamo assolutamente garantire l'impermeabilità del tetto piano in terra. Abbiamo deciso di aggiungere due livelli di miscele diverse. Il primo, spesso di 3-4 centimetri è stato realizzato con terra bianca e sabbia grossa impastate con una poltiglia ottenuta dalla macerazione in acqua di pale di fico d'india. Queste piante succulenti rilasciano in acqua un collante naturale che aumenta la resistenza all'acqua della miscela. Un secondo strato, molto più sottile, è stato realizzato con olio di cucina usato (reperito nei ristoranti di Gavdos) e terra rossa (quella più resistente). L'olio rende la superficie impermeabile.
Grazie alle
tecniche apprese ci si è chiarita la possibilità di costruire in
maniera umana ed ecologica. Queste tecniche sono antiche, ma non
appartengono più solo al passata. Da oggi un gruppo di giovani è
consapevole che possono essere applicate in chiave contemporanea. Il
messaggio è arrivato; grazie Nonno, σας ευχαριστώ
παππούς.