Contributi dal mondo _ architettura dell'estremo sud

Continuiamo i nostri contributi dal mondo. Questa volta a condividere le sue esperienze con noi è Claire Oiry, giovane architetto francese che abbiamo conosciuto in più di un incontro sull'architettura in terra cruda in giro per l'Italia. Tramite il gruppo Piliko, i nostri partner greci, Claire è venuta a contatto con la realtà di Gavdos, l'isola di Calypso e punto più meridionale d'Europa. Lì ha contribuito a ricostruire una vecchia casa in pietra e terra cruda TO SPITI TOU PAPPOU.

TO SPITI TOU PAPPOU_Quando l'architettura riconcilia uomini e natura
di Claire Oiry

La prima cosa che si nota di Gavdos è che, come per incanto, è stata risparmiata dalla colata di calcestruzzo turistico che negli ultimi cinquant'anni ha fortemente compromesso buona parte della costa mediterranea. Difficile definirla un paradiso; i problemi non mancano. Però è di una bellezza unica; e non mi riferisco solo alle spiagge. Al nord dell'isola, c'è un villaggio particolare, che bisogna scoprire al tramonto, quando la luce del mediterraneo tinge le case di pietre ad offrire uno spettacolo raro. Pero è fragile, molto fragile. Il respiro di Ambelos, il piccolo villaggio è sempre più lento … sessanta anni fa c'erano 80 abitanti. Oggi sono sei. Una di loro è la figlia più giovane del proprietario della casa che restauriamo. La casa del nonno … To Spiti tou Pappou.
Alla fine del sentiero, tra margherite e nuvole, appare una sagoma di pietra. Qui c'è la casa di Pappou, il nonno. Sappiamo che presto sarà riempita di energia. Tornerà a vivere dopo un sonno durato ottant'anni. Per il momento è silenziosa; e le si addice. La sua discrezione è la prima lezione, e devi fermarti un attimo per comprenderla. Vuole essere parte del paesaggio; nulla di più e la sua umiltà silenziosa sembra urlare agli uomini che hanno dimenticato. Gelly, la nipote del Pappou ha udito questo grido. Delicatamente, come appreso dal nonno, ripeterà le gesta dell'avo e riporterà questo luogo nel presente. Noi siamo venuti a dare una mano e ad apprendere la nostra di lezione.
Non siamo arrivati in una casa abbandonata. Gelly Kallinikou nei cinque anni precedenti ci aveva già messo mano e con una manciata di amici ha sistemato la struttura a telaio in legno di ginepro e realizzato un tetto in terra con le tecniche apprese da suo nonno. Nel ottobre 2013, alcuni lavori interni sono stati svolti nell'ambito di un piccolo workshop informale tra amici. Ad aprile e agosto 2014 siamo arrivati noi con l'obiettivo di completare il lavoro iniziato. Abbiamo lavorato usando quattro tecniche diverse di costruzione in terra cruda: intonaci e cob per le pareti ed il camino, pavimento in terra battuta e intrecci rivestiti per le partizioni, incluso alcune tecniche speciali per completare la copertura.

Nel workshop di aprile eravamo trentatré e parlavamo sei lingue diverse. Abbiamo condiviso le nostre culture e le nostre capacità di ceramisti, architetti, ingegneri, cuochi, fotografi, disegnatori, musicisti, infermieri nell'intento di trasformare la terra, la paglia, la sabbia, l'acqua e la canna in materiali da costruzione. I metodi non sono invecchiati, ma sono stati dimenticati. Per fortuna le mani hanno buona memoria e ricordano presto, facendo. In dieci giorni l'ambiente principale ha rivisto nascere un camino colorato, un pavimento e nuove pareti. La casa non è esattamente come prima; è qualcosa tra passato e futuro. La casa di Pappou non è un campione, è un manifesto, una trasmissione.
Tutte le tecniche che abbiamo impiegato per risistemare la casa richiedono una preparazione preliminare dei materiali, un lavoro manuale. Terra e sabbia devono essere raffinate mediante vagliatura al fine di conservare le particelle più fini. Poi come in cucina si mescolano gli ingredienti: terra, paglia, sabbia ecc.. Ogni tecnica richiede la sua miscela e la stessa è dettata dal materiale disponibile in loco. E' fondamentale durante questo passaggio miscelare energicamente e per lungo tempo l'impasto per preparare il materiale al suo impiego futuro.
La terra è un materiale vivo; regola il bilancio dell'umidità interna e permette di ottimizzare il comfort termico all'interno di un ambiente. La muratura della casa di Pappou è fatta di pietra e per intonacarla internamente l'uso di terra cruda sembrava cosa saggia per preservare la traspirabilità delle pareti e sfruttare al meglio l'inerzia termica dello spessore murario. Le terre che abbiamo usato (quella verde per gli intonaci e quella rossa per il camino) erano entrambe molto argillose. Le abbiamo impastate aggiungendo molta sabbia per "sgrassare" e fibre di paglia per migliorarne la resistenza tessile. Prima di applicare l'intonaco bisognava risistemare alcuni parti mancanti nel muro di pietra. Sul muro rustico, l'applicazione dell'intonaco di sottofondo avviene mediante il lancio di palle di impasto. Questo gesto manuale vigoroso garantisce una buona coesione tra muro e intonaco ed eliminare eventuali sacche d'aria che potrebbero causare distacchi successivi. Prima del lancio, il muro deve essere spolverato e umidificato. Una volta applicato, lo strato di terra può essere livellato per renderlo più liscio.

Per le pareti interne abbiamo usato la tecnica degli intrecci rivestiti, quella che gli inglesi chiamano "wattle and daub". Per questa tecnica è un telaio in legno su cui si intrecciano, a seconda della regione, canne di fiume, strisce di bambù o rami di legni flessibili a fare da supporto ad uno spesso strato di terra cruda impastata con paglia. In questo modo anche le partizioni interne contribuiscono all'inerzia e al comportamento termico favorevole dell'edificio.
Per la Casa di Pappou abbiamo realizzato telai di ginepro infittiti con canne di fiume. Per l'impasto abbiamo mischiato i tre tipi di terra disponibili sul posto (verde, rossa e bianca) ottenendo una texture dalla consistenza di yogurt. In questa miscela abbiamo immerso fasci di fibre ad ottenere delle salsicce di terra e paglia da applicare sulla struttura di supporto. Una volta applicate, è possibile sagomare a mano la superficie della parete rendendola regolare.
 
La casa di Ambelos è stata costruita su suolo roccioso visto che i suoli terrosi erano usati per l'agricoltura. Il pavimento era pertanto molto irregolare. Al fine di conferirgli una certa planarità ed un minimo di resistenza termica abbiamo realizzato un pavimento in terra battuta a tre strati. Il periodo del workshop ha permesso la realizzazione dei soli primi due strati, visto che ogni strato richiede tempi di asciugatura lunghi. Il primo strato è fatto di ghiaia e fornisce un primo livellamento. Il secondo consiste in una mistura di terra sabbiosa e paglia di circa 3-4 cm di spessore, stesa a mano e lisciata a fratazzo. Per il terzo livello è prevista l'applicazione di un impasto argilloso stabilizzato a calce per renderlo più impermeabile.
In dieci giorni siamo riusciti a realizzare gli intonaci interni, il rivestimento della ciminiera, gran parte del pavimento e metà delle partizioni incannucciate.
Ad agosto 2014 siamo tornati per continuare il restauro della casa del nonno di Gelly. Eravamo meno ma la motivazione era alta lo stesso e l'obiettivo chiaro: finire i lavori principali prima dell'inverno.
Grazie alla tecnica dell'incannucciato già sperimentata ad aprile, abbiamo finito le pareti interne. Per poter fare entrare della luce colorata nel bagno, abbiamo usato bottiglie di vetro verde vuote come finestre intarsiandole nel muro di paglia e terra. Abbiamo deciso di lasciare la parte della parete sopra la porta senza terra, intrecciando solo pezzi di canne per la chiusura visiva. Poi, quando il muro era asciutto, abbiamo tolto la polvere con una spazzola per fare vedere I pezzi di paglia e le piccole pietroline nascoste nella miscela. La finitura è stata realizzata aggiungendo olio d'olive mischiato con una polvere d'ocra proveniente da Gavdos.
Ad aprile avevamo realizzato un intonaco di sottofondo con terra verde, grande quantità di paglia e sabbia grossa. Per le pareti interne, la proprietaria desiderava una finitura meno grezza. Abbiamo quindi deciso di usare la terra rossa (colore molto bello e terra piena di argilla di qualità) con un po d'ocra, un po di paglia tagliata in pezzettini e una grande quantità di sabbia di marmo (sabbia sottile e brillante). L'ocra permette di ottenere un colore rosso ancora più vivo. La sabbia aggiunta in grande quantità (4 quantità di sabbia per 1 di terra) impedisce la formazione di crepe. Prima di applicare la miscela su le superfici destinate, abbiamo steso dei campioni su una superficie di prova.

Anticipando le prime piogge dell'autunno, volevamo assolutamente garantire l'impermeabilità del tetto piano in terra. Abbiamo deciso di aggiungere due livelli di miscele diverse. Il primo, spesso di 3-4 centimetri è stato realizzato con terra bianca e sabbia grossa impastate con una poltiglia ottenuta dalla macerazione in acqua di pale di fico d'india. Queste piante succulenti rilasciano in acqua un collante naturale che aumenta la resistenza all'acqua della miscela. Un secondo strato, molto più sottile, è stato realizzato con olio di cucina usato (reperito nei ristoranti di Gavdos) e terra rossa (quella più resistente). L'olio rende la superficie impermeabile.
Grazie alle tecniche apprese ci si è chiarita la possibilità di costruire in maniera umana ed ecologica. Queste tecniche sono antiche, ma non appartengono più solo al passata. Da oggi un gruppo di giovani è consapevole che possono essere applicate in chiave contemporanea. Il messaggio è arrivato; grazie Nonno, σας ευχαριστώ παππούς.

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costruire con la canapa - primi esperimenti a filiera controllata

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