Costruire con materiali naturali _ report del convegno internazionale di Chanià, Creta


Piliko-Team è un associazione nata a Creta nel 2008 con la finalità di promuovere il costruire con materiali naturali. Nei giorni 10 e 11 maggio scorso ha invitato relatori da diversi paesi europei a confrontarsi sugli ultimi sviluppi di questo tema. Il panorama internazionale era ulteriormente arricchito dalla presentazione di progetti svolti oltremare da alcuni dei relatori.

tecnica e contesto

Rainer Toshikazu Winter ha presentato un progetto di ricerca e costruzione nella penisola di Nias, Indonesia, in cui il suo team si è confrontato con le tecniche costruttive in bambù in una zona ad elevato rischio sismico.
Rainer ha messo in luce come anche in Indonesia, parallelamente agli aspetti tecnici da risolvere, la sfida consiste nel convincere i possibili utenti a fidarsi di un materiale disponibile e presente nella tradizione costruttiva locale. Risultano in quest'ottica meritevoli gli sforzi di progettisti locali quali Eko Prawoto o del vietnamita Vo Trong Nghia che cercano di coniugare le tecniche tradizionali con un controllo progettuale approfondito ed un linguaggio accattivante e moderno.

Stefan Pollak ha presentato l'esperienza del gruppo C.A.S.A. in Guatemala, dove un gruppo di studenti e giovani professionisti volontari coordinati da AK0 insieme all'arch. Sandro Sancineto hanno realizzato il primo stralcio di un piccolo complesso scolastico in legno, bambù e terra cruda.
Anche quest'esperienza di cooperazione tra giovani professionisti europei e una comunità locale rurale ha dimostrato quanto sistemi costruttivi non industrializzati, atossici e relativamente semplici quali ad esempio le murature in pisé (tapial) possano generare ricchezza a livello locale senza incidere negativamente sulle risorse.


cantiere della Casa dei mestieri a Cerro La Granadilla, Guatemala. progetto a cura di gruppo C.A.S.A. (AK0 + Mezzosangue Lab)

Che approcci simili comportino anche un potenziale notevole per valorizzare l'identità dell'intero territorio in cui vanno ad inserirsi è stato sottolineato da Gianfranco Conti a proposito della realtà abruzzese e da Gaia Bollini in riferimento al Piemonte. I due relatori italiani rappresentavano l'Associazione Nazionale Città della Terra Cruda che dal 2001 promuove attività di sensibilizzazione sul patrimonio storico in terra cruda, da un lato e attività di formazione anche con un occhio al nuovo, dall'altro.

Insieme al Centro di educazione ambientale Panta Rei sul lago Trasimeno, citato nella presentazione di Rainer Winter, il CED Terra di Casalincontrada (Chieti) e Amministrazioni locali come il Comune di Novi Ligure (Alessandria) sono tra i protagonisti attivi del costruire in terra cruda in Italia. Chiaramente la loro attività passa anche attraverso la valorizzazione delle tecniche costruttive, che nei singoli luoghi sono declinate con specificità locali. Valgono ad esempio le murature di massone, versione italiana del cob, praticata nelle zone rurali della costa adriatica tra Abruzzo e Marche.

scheda tecnica su pareti esterne in terra paglia, prodotto da Panta Rei

Sulle specificità costruttive locali ha fornito un interessante contributo l'architetto italo-cileno Renato Vivaldi-Tesser, che si è trovato a lavorare sull'isola di Chiloé negli anni precedenti alla dittatura militare. L'architettura dell'isola è quasi interamente in legno. Viene infatti declinato il sistema del Balloon Frame in tutte le interpretazioni linguistiche. Vivaldi ed i suoi colleghi hanno in quegli anni proposto diverse architetture con linguaggio contemporaneo ma saldamente ancorate alle modalità costruttive del luogo. A sottolineare la dimestichezza che la popolazione di Chiloé aveva con le sue case e con le rispettive possibilità tecniche, Vivaldi ha fornito un affascinante racconto dell'ardita operazione di trasferimento, mediante l'astuto uso delle maree e con l'aiuto di buoi, di una casa in legno tradizionale da un'isola all'altra dell'archipelago.


Mercado di Dalcahue, isola di Chiloé, Patagonia_ progetto di Edward Rojas e Renato Vivaldi
formazione
Parte della conferenza era dedicata ai temi della didattica. Piliko-Team ha instaurato una proficua collaborazione con l'Università Politecnica della Canea di cui alcuni docenti hanno presentato la propria lettura di cosa sia l'insegnamento dell'architettura sostenibile oggi.

Il Prof. Iakovos Rigos l'ha presentato come approccio archaico di scoperta della tekné stessa attraverso la costruzione del modello in scala fatto di materiali semplici, spesso di scarto. Per gli studenti la manipolazione della materia è strumento di comprensione tipologica e tecnologica.

Alexandros Vazakas con gli studenti del laboratorio di progettazione parametrica, Politecnico de La Canea, Creta
Alexandros Vazakas e Maria Mandalakis, docenti del Politecnico locale integrano l'approccio con l'uso di software digitali senza tuttavia perdere di vista il rapporto con la produzione artigianale dell'architettura. Nel corso di architettura sostenibile tenuto da Maria gli studenti possono familiarizzare con gli strumenti di controllo climatico ed illuminotecnico mentre Alexandros propone percorsi di progettazione parametrica. I rispettivi studios di progettazione sono intesi come fab lab, strutture aperte pensate per agevolare lo scambio di conoscenze e la progettazione collettiva.

Tassello integrativo della formazione è il viaggio di studio come importante elemento per l'acquisizione e lo scambio di conoscenza. Piliko-Team su questo sta proponendo escursioni in vari paesi europei. Durante il congresso è stato presentato un breve documentario riassuntivo del viaggio studio che il team greco ha fatto in Centro-Italia durante l'autunno del 2012.

Nei progetti già menzionati da Winter e Pollak in Indonesia e Guatemala i limiti tra progettazione e apprendimento si sfumano. Winter propone la sequenza think-do-plan come approccio in grado di confrontare l'idea progettuale direttamente con la realtà costruttiva. Tale approccio manuale e “fattivo” è indispensabile quando ci si trova ad operare in contesti insoliti con un bagaglio di nozioni necessariamente ridotto su tutte le questioni di tecnologie e risorse disponibili, di capacità e modalità degli operatori locali o semplicemente sulle usanze del posto. Per convincere un potenziale utente che il manufatto architettonico in legno e bambù non sia necessariamente una “chicken-box” (pollaio) non vi è modo migliore di realizzarne almeno una parte e di coinvolgerlo nelle scelte. Le occasioni di apprendimento in questo processo sono implicite e rivolte ad entrambi le parti.

Questo ruolo del cantiere come hub di scambio per conoscenze specifiche è stato tematizzato anche da AK0 che esperimenta su questo da alcuni anni in occasione dei numerosi workshop di costruzione proposti a studenti, professionisti ed altri interessati.

il contesto produttivo

In alcuni casi, l'architetto si trova a sperimentare “sulla propria pelle”. E' quello che sta facendo Varvara Varchanova con una casa rurale nella località bulgara di Rahovitza, che sta lentamente trasformando in una moderna abitazione a basso consumo. Annesso alla prima casa ammodernata con l'uso di strutture in legno, isolanti in cannuccia di palude e terra-paglia, intonaci in terra e calce autoprodotti, sta nascendo il Rahovitza Slow-tech campus, un laboratorio sperimentale che offre regolarmente l'occasione a persone interessate di approfondire argomenti specifici legati alle tecniche impiegate localmente. Varvara in questo contesto mette in gioco la sua competenza acquisita presso il centro di ricerche CRAterre di Grenoble e nei numerosi viaggi di studio.

Rahovitza Slow-tech Campus, Bulgaria_a cura di Varvara Varchanova
Rainer Hettenbach, presidente dell'associazione nazionale svizzera per la costruzione in terra cruda (IG Lehm) ha presentato una realtà socio-economica molto differente. Sia il suo studio privato (gestito insieme alla moglie Claudia ed un altro partner) sia altri progettisti svizzeri stanno proponendo realizzazioni architettoniche spiccatamente moderne utilizzando materiali naturali. Hettenbach ha presentato 5 progetti di case uni- o plurifamiliari, tutte con prestazioni termiche elevatissime e tutte realizzate usando prevalentemente materiali naturali. Nei casi più semplici sono state dotate le pareti interne di intonaci a base di argilla fino ad arrivare alla casa realizzata nel 2009 a Deitingen che comprendeva la costruzione di murature con la tecnica del cob. 
insediamento residenziale plurifamiliare con struttura in legno e tamponatura in balle di paglia a Therwil (Basilea), progetto di Degen, Hettenbach, Müller.
 A dimostrazione del fatto che, con la dovuta attenzione da parte di progettisti ed autorità, tecniche costruttive la muratura di balle di paglia o il pisé hanno tutte le carte in regola per essere annoverati tra i sistemi edilizi applicabili oggi, Hettenbach ha presentato l'esperienza di Herzog e De Meuron che con l'aiuto di Martin Rauch sta realizzando un prestigioso edificio industriale interamente in pisé. Nella fattispecie si tratta del magazzino di essiccazione delle erbe aromatiche per una nota fabbrica di caramelle che sarà assemblato con pannelli di pisé di grande formato preparati fuori opera.

magazzino d'essiccazione delle erbe aromatiche per un'industria dolciaria, Laufen (Basilea); prefabbricazione degli elementi in pisé. Progetto di Herzog e DeMeuron con Martin Rauch_realizzazione prevista 2014
La prefabbricazione è l'elemento in grado di garantire un controllo di qualità e una programmazione temporale serrata, condizioni sine qua non per competere su un mercato edilizio avanzato come quello svizzero.

aste e fibre vegetali

A fronte di queste applicazioni, mature per penetrare il mercato delle costruzioni a basso impatto, vi sono altri terreni ancora meno esplorati tra cui quello delle aste vegetali ad uso strutturale e delle fibre vegetali da usare come rinforzo per impasti.

Sul primo tema hanno fornito un interessante contributo, Albert Aira, Marc Fando e Kepa Igarza del gruppo Canya Viva. I tre giovani progettisti hanno vinto da studenti una borsa di ricerca della scuola di architettura ETSAB di Barcellona per approfondire scientificamente il comportamento strutturale delle costruzioni a fasci di canne che realizzano all'interno del loro gruppo interdisciplinare. Le prime architetture del gruppo si basavano sull'osservazione empirica del comportamento della pianta, da cui derivare configurazioni adatte a sostenere il peso di coperture o reticoli strutturali. Ne sono nate numerose applicazioni con funzione diversa, tutte contraddistinte da un linguaggio prettamente organico. La canna impiegata è la comune canna di fiume (Arundo donax), presente in tutta l'area mediterranea. Paragonata ad altre graminacee giganti quali il bambù, risulta essere più fragile. A tale limite la tecnica dei fasci risponde bene grazie alla collaborazione di più canne. Anche nell'esperienza di Canya Viva, similmente a quanto descritto per altri esempi, le divisioni tra professione, ricerca e formazione sono volutamente poco nette.

alcune coperture realizzate dal gruppo Canya Viva con la tecnica dei fasci di canne.

Il sistema dei fasci compensa la fragilità delle singole aste generando elementi strutturali performanti. Canya Viva ha avviato ricerche di laboratorio per testare scientificamente il comportamento strutturale del materiale.
Monika Brümmer, architetto di origini tedesche trapiantata in Andalusia, ha invece introdotto la pianta di canapa come materiale da costruzione. Monika la utilizza da circa 15 anni ed ha costantemente raffinato le varie tecniche d'impiego fino a fondare un'impresa di fabbricazione di mattoni di canapa e terra. Si tratta di mattoni di terra cruda compressi con una forte componente di fibre di canapa, utili ad aumentare la resistenza a trazione e le prestazioni termiche del materiale.

Cannabric, il mattone di terra e fibra di canapa sviluppato da Monika Brümmer
Il discreto comportamento isolante con al contempo una presenza di massa termica derivante dalla terra fanno infatti di questo materiale un interessante elemento da impiegare nell'architettura mediterranea. Nel sud della Spagna sono stati realizzati sotto la supervisione di Monika Brümmer diversi edifici residenziali privati. La progettista vede nello sviluppo della costruzione con canapa anche una prospettiva microeconomica per le zone rurali europee, spesso depresse ed in abbandono. La coltivazione di materiali per l'edilizia può costituire alternativa o integrazione alla produzione di generi alimentari.
In questo senso l'approccio presentato si colloca anche in una prospettiva più globale, aspetto che Monika sta tentando di onorare con collaborazioni internazionali in Inghilterra, Australia e Sudafrica.

A completamento del convegno, gli organizzatori hanno allestito una mostra con pannelli e video illustrante il lavoro dei singoli partecipanti. E' seguito il workshop didattico sperimentale curato da AK0 sulle costruzioni in terra e canne di fiume, sul quale seguiranno aggiornamenti in un post separato.

Mostra sul costruire con materiali naturali a cura di Piliko-Team nel centro congressi del Porto de La Canea, Creta.

s.p.
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"Bridge the gap" - Attraversando un ponte

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BRIDGE THE GAP: Un ponte in bambù tra il Mediterraneo e il Pacifico