Riflessioni sull'architettura a chilometro zero
AkØ è un modello, un insieme di strategie-tecnologie-idee progettuali e tradizioni che punta a rendere sistemico un modo di costruire architetture sostenibili.
Il punto di partenza è già parte del nome e della sua declinazione: materiali locali / conoscenze globali.
ma cosa vuol dire architettura a chilometro zero?
Di fatto l'architettura in passato ha sempre sfruttato le risorse locali (umane e materiali) sviluppando tecniche costruttive e linguaggi stilistici a partire dalle disponibilità del territorio circostante.
L'avvento dell'industrializzazione e, successivamente, della globalizzazione hanno contribuito a stravolgere questo rapporto tra territorio ed architettura. In alcuni casi questo ha prodotto punte di eccellenza nella ricerca di temi come la standardizzazione o la prefabbricazione o nella conoscenza e nello sviluppo dei materiali, ma nella maggior parte dei casi (l'edilizia che occupa il 90% dei nostri territori) ha prodotto uno scollamento tra le conoscenze locali (del territorio, dei suoi pericoli, delle sue caratteristiche e delle sue risorse) e l'edilizia. Basti pensare a generazioni di artigiani depositari di tecniche costruttive tradizionali nella lavorazione della pietra o del legno, (penso a Luciano e le sue volte in mattoni senza centina), cancellati dal massiccio uso del latero-cemento.
Risvolti di questa cementificazione del territorio si possono leggere ovunque nel mondo ma in maniera molto più evidente nei paesi in via di sviluppo dove i modelli costruttivi occidentali, il più delle volte "copiati" senza essere compresi entrano in contraddizione violenta con le realtà locali. Di recente abbiamo appreso come in una terra povera come il Perù sia comunemente attribuito il nome di "materiales nobles" al cemento armato ed esempi di queste contraddizioni si trovano ovunque ci sia una frattura tra tradizione e costruzione.
Recuperare dunque quel rapporto tra territorio ed architettura non solo consente di valtuare complessivamente la sostenibilità del processo edilizio, ma garantisce un consumo ridotto di risorse a vantaggio dei costi complessivi. Se inseriamo nel processo di valutazione la movimentazione dei materiali, i suoi effetti sull'ambiente o gli effetti devastanti della produzione industrializzata di isolanti termici che consentono raggiungere un alto contenimento energetico a discapito di una impossibilità di essere smaltiti o riciclati, giungiamo alla consapevolezza che la sostenibilità e la bio-architettura sono temi molto complessi.
AkØ vuole essere un modo per affrontare queste tematiche, a partire da elementi semplici, di facile assemblaggio, in grado di coinvolgere nei processi costruttivi tanto i futuri utenti, quanto operatori del settore edilizio votati alla costruzione "sostenibile".
Così come in passato esperienze di nicchia hanno coagulato forze ed interessi intorno a progetti che puntavano sulla qualità e sul rapporto con il territorio in altri settori produttivi (penso ad esperienze come Slowfood o la Cucina a Chilometro Zero), AkØ aspira a diventare un marchio riconosciuto in grado di catalizzare energie ed esperienze diverse sotto la bandiera di una reale sostenibilità del processo costruttivo legato ai materiali locali.
Il punto di partenza è già parte del nome e della sua declinazione: materiali locali / conoscenze globali.
ma cosa vuol dire architettura a chilometro zero?
Di fatto l'architettura in passato ha sempre sfruttato le risorse locali (umane e materiali) sviluppando tecniche costruttive e linguaggi stilistici a partire dalle disponibilità del territorio circostante.
L'avvento dell'industrializzazione e, successivamente, della globalizzazione hanno contribuito a stravolgere questo rapporto tra territorio ed architettura. In alcuni casi questo ha prodotto punte di eccellenza nella ricerca di temi come la standardizzazione o la prefabbricazione o nella conoscenza e nello sviluppo dei materiali, ma nella maggior parte dei casi (l'edilizia che occupa il 90% dei nostri territori) ha prodotto uno scollamento tra le conoscenze locali (del territorio, dei suoi pericoli, delle sue caratteristiche e delle sue risorse) e l'edilizia. Basti pensare a generazioni di artigiani depositari di tecniche costruttive tradizionali nella lavorazione della pietra o del legno, (penso a Luciano e le sue volte in mattoni senza centina), cancellati dal massiccio uso del latero-cemento.
Risvolti di questa cementificazione del territorio si possono leggere ovunque nel mondo ma in maniera molto più evidente nei paesi in via di sviluppo dove i modelli costruttivi occidentali, il più delle volte "copiati" senza essere compresi entrano in contraddizione violenta con le realtà locali. Di recente abbiamo appreso come in una terra povera come il Perù sia comunemente attribuito il nome di "materiales nobles" al cemento armato ed esempi di queste contraddizioni si trovano ovunque ci sia una frattura tra tradizione e costruzione.
Recuperare dunque quel rapporto tra territorio ed architettura non solo consente di valtuare complessivamente la sostenibilità del processo edilizio, ma garantisce un consumo ridotto di risorse a vantaggio dei costi complessivi. Se inseriamo nel processo di valutazione la movimentazione dei materiali, i suoi effetti sull'ambiente o gli effetti devastanti della produzione industrializzata di isolanti termici che consentono raggiungere un alto contenimento energetico a discapito di una impossibilità di essere smaltiti o riciclati, giungiamo alla consapevolezza che la sostenibilità e la bio-architettura sono temi molto complessi.
AkØ vuole essere un modo per affrontare queste tematiche, a partire da elementi semplici, di facile assemblaggio, in grado di coinvolgere nei processi costruttivi tanto i futuri utenti, quanto operatori del settore edilizio votati alla costruzione "sostenibile".
Così come in passato esperienze di nicchia hanno coagulato forze ed interessi intorno a progetti che puntavano sulla qualità e sul rapporto con il territorio in altri settori produttivi (penso ad esperienze come Slowfood o la Cucina a Chilometro Zero), AkØ aspira a diventare un marchio riconosciuto in grado di catalizzare energie ed esperienze diverse sotto la bandiera di una reale sostenibilità del processo costruttivo legato ai materiali locali.
to be continued.....
di Mauro Saccone