"Every decision you make is an act of design" - Andrew Freear racconta Rural Studio a Barcellona.

Che Barcellona abbia un rapporto speciale con l’architettura non è certo cosa nuova. Malgrado la crisi, la città sembra aver comunque reagito positivamente, e sebbene il calo delle costruzioni sia forse una nota dolente per il bilancio economico, la capitale catalana continua comunque a manifestare un certo interesse per il design come motore dell’innovazione e dello sviluppo urbano, anche se questo vuol dire mettere in discussione le pratiche adottate fino adesso e studiare soluzioni alternative. Cono questo spirito è stato lanciato il ciclo di conferenze Out of Metrics, organizzato dal fad di Barcellona, e che prevede la presentazione dei lavori si artisti, designer e architetti noti proprio per il loro agire “fuori dalle logiche di mercato”.

Tra i loro invitati c’è stato anche Andrew Freear, direttore e professore di Rural Studio, realtà che AK0 segue sin dall’inizio della sua fondazione e che è sempre stata una grande fonte di ispirazione per noi.

Rural Studio è una realtà universitaria dell’Alabama, nata proprio grazie al particolare contesto in cui opera. L’Alabama conta attualmente 67 contee e l’Università di Auburn ha un ufficio per ogni contea, il che, spiegava Andrew nella sua introduzione, è un dato tutt’altro che irrilevante. La distribuzione omogenea delle istituzioni sul terrirorio ha permesso all’università di sviluppare una serie di attività che agiscono localmente in modo continuativo. In questo contesto è nato il programma Rural Studio. Radicato nella filosofia che ognuno “ha diritto a del buon design”, Rural Studio ogni anno realizza un progetto per una comunità rurale dell’Alabama. Cominciato in seguito alla volontà di accogliere una richiesta di una comunità di migliorare le proprie condizioni abitative, Rural Studio si è evoluto diventando globalmente un esempio di creatività e innovazione legate a una buona gestione delle risorse e alla propria realtà locale. Aldilà dell’interesse dal punto di vista progettuale e ingegneristico dei progetti presentati da Freear nel corso della conferenza, dal mio punto vista quello che più di tutto colpisce e affascina di Rural Studio è come siano diventati un punto di riferimento per l’architettura globale, assumendo però una posizione radicalemente diversa rispetto alla tendenza generale.


Rural Studio, Glass Chapel. Masons Bend, Alabama, USA

Dopo un secolo e mezzo di architetture sempre più high tech e autoreferenziali, qualcosa, negli ultimi anni, sta cambiando. Il primo segnale evidente era stato lanciato dalla decisione nel 2014 di dare il premio Pritzker a Shigeru Ban. L’attenzione mediatica  all’improvvisa chiusura di Architecture for Humanity (oggi Open Architecture Collaborative), il premio Pritzker e la Biennale di Venezia di quest’anno (2016) affidati a Alejandro Aravena confermano quest’inversione di tendenza e un rinnovato interesse verso quell’architettura più tradizionale, forse meno scenografica, ma sicuramente più legata alla propria realtà sociale e ambientale.


Rural Studio, Lucy Carpet House. Masons Bend, Alabama, USA

Rural Studio non è nuova in questo campo, e potremmo quasi affermare che è una delle realtà trainanti di tutto questo (nuovo) movimento. Tuttavia, in un mondo dove tutti si stanno preoccupando di unire il locale con il globale, Rural Studio, malgrado la sua fama internazionale, prende una posizione molto drastica: il loro operato, come ha ben spiegato Andrew durante il suo discorso, è totalmente locale. Le condizioni dell’Alabama, il tipo di vita e il fatto che sia un corso universitario hanno contribuito a creare una serie di condizioni per cui il progetto è riuscito a svilupparsi, crescere e continuare. Riguardo l’autocostruzione, anche lì la loro posizione è piuttosto interessante e decisamente fuori dagli schemi. Le loro costruzioni, precisa Andrew, sono progetti degli studenti. Pretendere che siano degli studenti, ossia persone che a loro volta stanno imparando, ad insegnare alla comunità come fare la loro stessa casa sarebbe, secondo loro, un controsenso. Piuttosto, quello a cui loro fanno riferimento è più un’intesa del design in quanto diritto di tutti e come mezzo per garantire anche a chi non ha ingressi economici elevati uno standard abitativo di qualità.


Rural Studio, Hale County Animal Shelter. Greensboro, Alabama, USA

Ma più di ogni altra cosa quello che rende Rural Studio quasi unico nel suo genere è la scelta territoriale dei loro interventi: in un momento in cui tutti si occupano di città, e le realtà urbane sono così potenti da far quasi pensare che a loro appartenga il futuro assetto geopolitico mondiale, Rural Studio è appunto rural. E la realtà rurale che scelgono è quello di uno dei continenti più industrializzati del mondo. Andare probabilmente in qualche area rurale di un paese in via di sviluppo sarebbe stato interessante, ma non avrebbe dato la possibilità di continuità e di instaurare questa relazione profonda con gli abitanti come invece la loro costante presenza sul territorio ha permesso e rafforza giorno per giorno. Ma soprattutto la loro esperienza e il loro successo ci ricorda che urbano e rurale sono due realtà simbiotiche che vivono l’una dell’altra e che vanno considerate simultaneamente, e che come progettisti è nostra responsabilità dare la possibilità alle persone che scelgono di vivere fuori dalle grandi città di poter vivere dignitosamente.


Andrew Freear (al centro), Arianna Mazzeo (sociologa urbana e docente, a sinistra), Alessandra Fasoli (fondatrice e vicepresidente di AK0, a destra)

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