progetto Prikro - un diario di viaggio


premessa
L'associazione AK0 ha tra le sue finalità di statuto la promozione delle tecniche di costruzione con materiali naturali e lo scambio di conoscenze e transfer tecnologico tra differenti realtà del mondo.
Su questa base, da diverso tempo segue con curiosità le attività dell'associazione svizzera Acqua e Miele, con cui nel 2017 ha deciso di avviare una collaborazione concernente i temi dell'architettura e, più in generale, la qualità dell'abitare. 

Una prima missione di sopralluogo dell'arch. Stefan Pollak nel febbraio del 2018 in Costa d'Avorio è stata l'occasione per raccogliere informazioni concrete sul luogo d'intervento e per avviare in via sperimentale alcune attività di formazione pratica con i giovani attivi nelle associazioni ivoriane affiliate ad Acqua e Miele. Con loro si è deciso di avviare la realizzazione di un edificio di servizio per l'orto Fierté a Prikro come primo tassello di un programma di collaborazione cui abbiamo deciso di dare il nome ABRI (Architecture et Bioconstruction pour l'environnement Rural Ivoirien)

L'idea di una costruzione a carattere sperimentale ispirata alle tradizioni costruttive locali ma rinnovata in alcuni suoi dettagli ha suscitato l'interesse del Dipartimento di Architettura dell'Università di Roma Tre con cui è stato siglato un protocollo d'intesa per far partecipare una delegazione di studenti e docenti all'esperienza del cantiere condiviso in Costa d'Avorio.

segue il diario di trasferta di Stefan Pollak, presidente di AK0 e coordinatore del progetto Prikro: 

> venerdì 1 febbraio
Partenza da Roma. Il volo TAP da Fiumicino decolla con oltre un'ora di ritardo che aumenterà ulteriormente causa vento che impedisce l'atterraggio nello scalo di Lisbona. Risultato: quando finalmente riesco a mettere piede sul suolo portoghese sono le ore 18:00 e la mia coincidenza per Abidjan è appena partita.
La compagnia portoghese emette una nuova carta d'imbarco per il giorno dopo e mi fornisce una serie di voucher per raggiungere un hotel dove passare la notte e cenare. Ho vinto una (non desiderata) vacanza di 24 ore a Lisbona.
Decido di fare di necessità virtù e chiamo Filipe, un amico editore che risiede nella capitale portoghese e Tânia, la coordinatrice della nostra rete internazionale BIØN (Building Impact Zero Network) che a Lisbona ha parenti ed ogni tanto ci mette piede. Mi dice bene, trovo entrambi e sono felici di vedermi. Ne esce un bel giro serale con una capatina ad un jazz-club in Praça da Alegria. Tutto sommato una svolta più che conciliante per una giornata così storta.

> sabato 2 febbraio
Dovrò imbarcarmi nel tardo pomeriggio. Ho ancora tutta la mattinata da spendere a Lisbona. Tânia è ancora in città ed oggi la raggiunge André, il suo compagno, che conosco e che è simpaticissimo. Accetto di buon grado la loro proposta di fare colazione a Belem con i famosi Pasteis. Una passeggiata sul Lungo-Tejo ed un pranzetto in una trattoria di quartiere mi fanno volare le ore lisbonesi. Verso le 15:00 Tânia e André vogliono andare all'IKEA e decidono di accompagnarmi all'aeroporto che dicono essere sulla strada. Un'occhiata annoiata alla mappa più tardi mi dice che non era verissimo, ma gli amici sono fatti così. Grazie.

Raggiungo l'imbarco con ampio anticipo e questa volta fila tutto liscio. Atterro ad Abidjan addirittura qualche minuto prima del previsto ed impiego pochissimo tempo per sbrigare le formalità di dogana. Meglio così. Mentre cerco di allontanare i molesti aiutanti dell'aeroporto che offrono i loro servizi di facchini e autisti e provo a raggiungere l'uscita per recarmi allo stand dei taxi (quelli ufficiali), vedo un signore con un cartello con su scritto il mio nome. Un momento di sorpresa ed ho ricostruito la situazione: è Pino Puglisi, il veterinario e apicoltore piemontese che avrei dovuto incontrare già ieri e con cui l'indomani avremmo condiviso il viaggio per Prikro. E' venuto a prelevarmi in aeroporto ed ha già preso accordi con un tassista che ci aspetta sul piazzale. In pochissimo tempo ci porta alla missione di Derrière-Wharf per la notte.

> domenica 3 febbraio
Sveglia all'alba (un po' prima veramente) per caricare i bagagli nella macchina del Prof. Bamba che puntuale alle 6:30 ci viene a prelevare. Sfruttiamo l'ora mattutina per attraversare la metropoli in poco tempo e dopo un'ora circa raggiungiamo il quartiere N'Dotré alla periferia nord della città. Ci rilassiamo con un buon caffè espresso e qualche dolcetto in una pasticceria prima di avviarci ad affrontare i restanti 300km circa.

Nel pomeriggio facciamo tappa a Daoukro per riempire, in quest'ordine: le nostre pance, il serbatoio della macchina e la scheda del cellulare. Bamba inoltre ci tiene a mostrarci il liceo locale in cui ha un incarico d'insegnamento ed è responsabile di un progetto di allevamento polli; un progetto extra-curricolare che da noi sarebbe probabilmente definito di alternanza scuola-lavoro.
Sempre a Daoukro, dove Bamba possiede una casa, approfittiamo per cambiare vettura. Gli ultimi chilometri per Prikro saranno affrontati con la mitica 4x4, cosa che ci permette anche già di acquistare all'ingrosso i ferri di armatura per le fondazioni del nostro edificio. L'operazione costruzione edificio Fierté è ufficialmente iniziata.

acquisto ferri per la fondazione
Raggiungiamo Prikro verso le ore 19.00 e prendiamo possesso dei nostri rispettivi alloggi presso la Missione delle Suore Clarettiane.
Dopo cena, concludiamo la giornata con una riunione organizzativa con i rappresentanti di Eau et Miel Moyé, nostri partner locali per il progetto di queste settimane.

> lunedì 4 febbraio
Gli amici di Eau et Miel propongono a Pino di visitare alcune loro aree d'intervento che possono essere raggiunte a piedi. Passeremo anche all'orto didattico Fierté dove dovrà nascere il nostro edificio. Decido pertanto di aggregarmi e approfittare per vedere se tutti i ragionamenti fatti a distanza su come posizionare la costruzione sul terreno possono reggere il confronto con la realtà.

Forse serve qualche aggiustamento, ma avremo occasione di parlarne nel pomeriggio con Mathurin il presidente dell'associazione locale e Mr. Bamba, coordinatore nazionale di Acqua e Miele in Costa d'Avorio.
sopralluogo con gli apicoltori di Eau et Miel Moyé
accesso al lotto di costruzione, sullo sfondo la pompa idrica.
Decido di proseguire il giro con gli apicoltori per visitare anche l'altro orto, situato lungo la strada per il villaggio di Sankro. Lì abbiamo posizionato un anno fa la piccola copertura sperimentale fatta in strisce di bambù intrecciate. Gli utenti dell'orto l'hanno completata; a modo loro. Non ci sarà bisogno di sottolineare che condivido poco l'uso del telone di plastica come strato per impermeabilizzare pareti e copertura, ma per un semplice rifugio rurale, va bene così. Mi fa piacere che evidentemente è usato e che ha retto bene ad un anno di piogge, caldo e vento. Anche il temuto attacco delle termiti al bambù è circoscritto ad una o due canne, evidentemente mal essiccate ma facilmente sostituibili. Questa osservazione mi rincuora in vista delle strutture in bambù che dovremo realizzare nel nuovo edificio.
rifugio rurale, frutto di un'esercitazione sperimentale nel 2018 e completato direttamente dagli utenti.

ispezione della cupola di bambù realizzata un anno fa. Sembra ben conservata. (foto L. Di Virgilio)
Nel pomeriggio mi reco di nuovo sull'area di costruzione con Mathurin per decidere meglio dove insediare l'edificio. Ipotizziamo una situazione d'ingresso dalla nuova strada pubblica appena tracciata. Marchiamo l'area con dei picchetti temporanei, ma non andiamo oltre perché non riesce ad essere con noi il Prof. Bamba e non vogliamo prendere decisioni affrettate senza di lui.
In serata approfitto per aggiustare alcuni disegni esecutivi.

> martedì 5 febbraio
Con Mathurin e Bamba torniamo sull'area e in poche ore facciamo lo spiccato definitivo per avviare lo scavo di fondazione. Nel pomeriggio sono con noi alcuni degli “élèves”, gli alunni del liceo locale cui Bamba ha proposto di partecipare alle attività di cantiere, sempre nello spirito dell'alternanza scuola-lavoro. Si tratta di ragazzi che provengono da villaggi intorno a Prikro, ma che raggiungono le loro famiglie solo nel fine-settimana. Durante i giorni di scuola sono “in città”. Nelle ore libere sono contenti di lavorare per apprendere conoscenze nuove e guadagnarsi un piccolo obolo ed una porzione di attiéké, uno dei piatti tipici. Nella seconda metà del pomeriggio possono finalmente afferrare pale e picconi e dare avvio allo scavo.
inizia lo scavo di fondazione
Con Bamba e Mathurin rivediamo gli elaborati di progetto e conveniamo che, rispetto all'ipotesi di fondazione pensata in Italia, possiamo semplificare il disegno e risparmiare ancora qualche sacco di cemento. Accetto volentieri di ridisegnare il tutto nelle ore serali per questo obiettivo. Il cemento è di gran lunga la spesa più pesante di tutta l'operazione e quella che lascia meno guadagno alle popolazioni locali. Ben venga allora far lavorare di più il carpentiere per avere casseformi un po' più elaborate e ferri da piegare in maniera leggermente differente.

> mercoledì 6 febbraio
Non forziamo minorenni a lavorare in cantiere, però ve ne sono talmente tanti di loro che hanno voglia d'imparare e capire come si lavora che accettiamo la loro presenza quando avviene sotto la supervisione di personale esperto. Siamo convinti che non potrà recare loro più danno di una sessione di gioco con la playstation a cui si sottopongono i loro coetanei europei.
Diamo avvio alla piegatura dei ferri secondo il nuovo disegno di fondazione. Inizio con due dei liceali, che apprendono in pochissimo tempo a preparare staffe di supporto. In giornata ci raggiungono Yao e Djiman, due muratori esperti che s'incaricano di assemblare le armature. E' un lavoro che ci impegnerà ancora tutto l'indomani.
confezionare le staffe per il cemento è un gioco da ragazzi. e si va anche in televisione.
Nel frattempo Mathurin ha attivato due squadre per il reperimento di materiali locali che abbiamo deciso di usare: nei pressi del villaggio di Sankro, una squadra ha iniziato il taglio del bambù mentre nei pressi di Prikro, un gruppo di donne sta raccogliendo pietre da impiegare come sottofondo per la fondazione. L'idea di distribuire primi piccoli compensi direttamente a persone del luogo mi piace anche se il reperimento della ghiaia è molto lento.

Va un po' meglio con il bambù. La squadra di raccolta ci fa trovare pronte le prime 30 aste in un fondo-valle vicino al villaggio di Sankro. Le reperiamo nel pomeriggio con il fuoristrada di Mr. Bamba ed una piccola squadra di aiutanti.
Mathurin ci porta al bambuseto a recuperare aste vegetali per la costruzione

Io, negli interstizi di tempo, tra una controllatina allo scavo e una alla piegatura dei ferri, riesco a fare delle prove con le terre locali per determinare una miscela idonea a realizzare il grande muro in pisé (terra battuta). Mentre per i blocchetti compressi che useremo per le pareti secondarie ci affidiamo all'esperienza dei locali che scelgono terre rosse argillose, per il pisé vorrei una miscela più magra. Dopo alcuni tentativi trovo un mix di terra rossa di termitaio e terra grigia molto sabbiosa, entrambe reperibili direttamente sul lotto, che sembra soddisfacente. Uso la formella che ho fatto predisporre dal falegname, Mr. Firmin, per realizzare dei campioni che valuterò dopo 24h di asciugatura.

miscela di terre reperite sul lotto: grigia molto sabbiosa, rossa di termitaio, molto argillosa. Insieme formano una miscela stabile.
> giovedì 7 febbraio
Prosegue l'assemblaggio dei ferri di armatura che ci impegnerà ancora tutta la mattinata. Al momento manca ancora qualche carico di ghiaia per avviare il getto di fondazione. Rimanderemo a domani.
ferri per la fondazione
Nel frattempo prendo visione dei miei campioni. Come intuito, l'aggiunta di inerte sembra effettivamente aumentare di molto la solidità della miscela. Mi piace il campione fatto con terra rossa locale e sabbia di fiume. Essendo quest'ultima però un prodotto da acquistare a caro prezzo decido di insistere con la terra grigia che ha comunque un tenore di sabbia molto elevato. Nuovo campione da valutare il giorno dopo.
campioni di miscele per il muro in pisé
Parallelamente alle operazioni di architettura, Pino mi coinvolge in un suo progetto per realizzare un attrezzatura che dovrà permettere agli apicoltori locali di produrre fogli cerei. In questo modo potranno rendere più efficace la produzione dei favi all'interno delle arnie. Pino ha ideato uno stampo con telaio in legno da far realizzare a Firmin il falegname e stampo di cemento su cui chiede il mio aiuto. Per ottenere la trama esagonale del foglio cereo, servirebbe un positivo per lo stampo. Riesco a convincere uno degli studenti in arrivo dall'Italia ad acquistarne una piccola fornitura in un negozio apistico di Roma ed infilarlo nel bagaglio all'ultimo minuto.

> venerdì 8 febbraio
Saremmo pronti per gettare le fondazioni se avessimo della ghiaia. Ne serve di granulometria piccola, non i sassoni che abbiamo chiesto di raccogliere alle signore del posto. Inganniamo il tempo per ricontrollare lo scavo e fare un getto di magrone (béton de proprété) con quello che abbiamo.
Se non altro mi ritengo soddisfatto del mio campione di pisé, la miscela di terre rossa e grigia direttamente dal lotto in proporzione 2:1 sembra funzionare. Proveremo a lavorare con questa ricetta.
In serata arriva un carico di ghiaia che Mathurin è riuscito a barattare in città con qualcun altro che stava avviando lavorazioni in cemento. Queste difficoltà nel reperire inerte pronto mi porta a pensare che la ricerca di alternative al calcestruzzo anche per i lavori di fondazione deve essere uno dei nostri campi di ricerca nel prossimo futuro. Per questa volta ancora, andiamo avanti “all'antica”.
iniziamo il getto di fondazione
> sabato 9 febbraio
Bamba ha convinto gli alunni a non tornare ai rispettivi villaggi per questo fine-settimana e ad aiutarci in cantiere. Lavoriamo tutto sabato fino ad esaurimento ghiaia. Riusciamo a trovarne ancora.
Cerco di chiarire più dettagli possibili per lasciare la squadra da sola nei prossimi tre giorni; io dovrò andare ad Abidjan ad accogliere la delegazione romana.
Bamba ha preso in mano la situazione e mi promette che al mio ritorno troverò una fondazione in cemento armato completa su cui operare. Parallelamente gli lascio indicazioni per assemblare un cassero che servirà per la costruzione del muro in pisé. Mi manderà delle foto via whatsapp mentre sono ad Abidjan per mostrarmi che anche questo incarico è stato eseguito in maniera ineccepibile.
completata la fondazione delle prime due campate (foto: G.M. Bamba)
cassero per pisé pronto (foto: G.M. Bamba)
> domenica 10 febbraio
Per questa sera è previsto l'arrivo della delegazione romana all'aeroporto di Port-Bouët. Per me significa sveglia alle 5:30 per prendere il pullmino alla gare routière alle 6:30. Mi ero già munito di biglietto ieri pomeriggio per essere sicuro di trovare posto. Arrivato in stazione apprendo che il solito mezzo Bleu-blanc è in panne ma che sarà sostituito da un mezzo della compagnia Sababou. Nessun problema; ha anche una simpatica colonna sonora (“My lover” della camerunense Daphne in loop per circa 6 ore).
Il tragitto Prikro-N'Dotré ormai lo conosco e nel primo pomeriggio riesco a raggiungere la Missione di Derrière-Wharf; in largo anticipo sull'arrivo dei romani. Ne approfitto per concedermi un pranzo domenicale da Kader, un maquis del quartiere dove mi diverto ad osservare i locali (evidentemente più benestanti della media) celebrare la loro domenica in famiglia.
L'arrivo dei romani è previsto in due scaglioni: ore 21:40 per la delegazione di universitari che fanno scalo a Tunisi e 23:45 per i miei colleghi di AK0 che viaggiano via Casablanca. So, grazie ai messaggi ricevuti via whatsapp che ci saranno dei ritardi. Raggiungo l'aeroporto con calma approfittando della gentile proposta di Sr. Rosine di usare la sua automobile. Sembra che il volo da Tunisi abbia due ore di ritardo. Poco male, vorrà dire che arriveranno tutti insieme; mi dico tra me e me ed aspetto fiducioso.
Verso la mezzanotte, in anticipo rispetto a quanto previsto, riesco a dare il benvenuto a Laura, Joseph e Domenico. A questo punto il volo da Tunisi è annunciato per le ore 0:35. Facilitato dalla vicinanza logistica, decido di accompagnare i tre viaggiatori nella missione di Derrière-Wharf e ritorno in aeroporto. Mi accompagna Domenico che al ritiro bagagli ha dimenticato una valigia; succede anche questo nell'emozione del primo sbarco in Africa. Per fortuna il servizio di controllo è collaborativo, fa rientrare il nostro nell'area ritiro bagagli e la questione si risolve in pochi minuti.
Sarà meno rapida la pratica di sbarco dei nostri amici dell'università. Nel frattempo il codice del loro volo è sparito dal display e anche il personale di terra non ha più notizie del volo Tunis Air. Amici e parenti di altri viaggiatori attesi ci parlano di guasti d'aereo nel viaggio di andata e di deviazioni di volo su Cotounou in Benin prima di raggiungere Abidjan; informazioni che si rivelano esatte. Alle 2:45 riusciamo ad abbracciare anche questa parte della nostra delegazione e raggiungiamo la Casa Provinciale con qualche corsa di taxi ed io che faccio la spola con l'auto delle suore. Dopo aver indicato a tutti le rispettive sistemazioni e offerto acqua potabile per la notte, mi rendo conto che sono quasi 23 ore che sono attivo e crollo sul mio materassino.

> lunedì 11 febbraio
Nella programmazione di viaggio con gli studenti ed i professori Adolfo Baratta e Fabrizio Finucci che li accompagnano in viaggio avevamo deciso di dedicare una giornata per conoscere una metropoli africana prima di recarci en brousse. Dopo la colazione nel refettorio delle Missionarie Clarettiane percorriamo a piedi le poche centinaia di metri lungo la strada principale di Derrière-Wharf fino al mare. Per molti dei ragazzi è la prima esperienza in un quartiere informale e la curiosità è grande. Lungo la strada a scorrimento per Grand-Bassam proviamo a fermare dei taxi per raggiungere Port-Bouët; vogliamo vedere il mercato. Non è impresa facile sistemare 16 persone in taxi collettivi già parzialmente occupati, ma con un po' di pazienza riusciamo a piazzare tutti e riunire la truppa davanti alla Pharmacie de l'Atlantique a pochi passi dal mercato.
il lungomare di Derrière-Wharf (foto L.Di Virgilio)
visita al mercato coperto di Port-Bouët
Le studentesse apprezzano il reparto tessuti e abbigliamento al piano superiore e qualcuna si dedica già allo shopping. Io approfitto per comprare un po' di frutta, che non fa mai male. Ritorno a Derrière-Wharf per pranzo con 4 taxi; una buona prova generale per andare in centro nel pomeriggio.

Dopo mangiato, una nuova flotta di taxi fermati a bordo strada ci porta alla Cattedrale di San Paolo, costruzione realizzata negli anni '80 su progetto dell'architetto italiano Aldo Spirito (si chiama proprio così).
santo con mantello o elefante? la cattedrale di S. Paolo ad Abidjan (foto L. Di Virgilio)
Dopo la visita alla cattedrale c'è ancora tempo per una passeggiata per il Plateau, il quartiere
dirigenziale e commerciale di Abidjan. Pur essendo Yamoussoukro la capitale ufficiale del paese, è qui che si decidono le questioni più importanti. Respiriamo aria indaffarata, notiamo i modi di vestire sorprendentemente europei, ammiriamo la disciplina nel mettersi in fila per i trasporti e proviamo a immortalare in foto i pipistrelli di Boulevard de la République. Concludiamo il giro davanti a La Pyramide, il curioso edificio dirigenziale progettato dal veronese Rinaldo Olivieri a cavallo tra gli anni '60 e '70. Sembra che si siano divertiti gli architetti italiani qui ad Abidjan negli anni grassi della cooperazione internazionale.
La Pyramide - edificio direzionale, progetto R. Olivieri 1968-73 (foto L. Di Virgilio)
Dopo la cena nel refettorio delle Clarettiane, c'è ancora tempo per un giro in un maquis di Derrière-Wharf. Viene con noi anche Drissa, un giovane amico conosciuto da neonato quando operavo ad Abidjan nel lontano 2001 e che ora, 18enne vorrebbe fare l'architetto. Non sappiamo quante possibilità reali avrà per realizzare il suo sogno, ma il talento non gli manca e intanto quattro chiacchiere con gli studenti gli faranno sicuramente piacere.
Dopodiché, tutti a nanna che domani si parte all'alba.

> martedì 12 febbraio
Mathurin è riuscito a noleggiare per noi un servizio di pullman privato. Occupandolo quasi per intero, il prezzo è di poco superiorea a quello del mezzo pubblico, con il vantaggio che ci viene a prelevare direttamente alla Casa Provinciale e ci permette di fare tutte le tappe che chiediamo.
Quando arriva, scopro con sorpresa che si tratta della vettura bianca e verde della compagnia Sababou con cui avevo viaggiato due giorni prima. Anche l'autista mi riconosce e si crea un clima di fiducia che ci fa affrontare con allegria il piccolo detour per la zona industriale di Youpougon alla ricerca di un tubo zincato che ci serve in cantiere e alla mefistofelica stazione di Adjamé per caricare una fornitura di recipienti in plastica ordinata dai nostri amici di Prikro.
pit-stop alla Gare d'Adjamé con la delegazione di Roma Tre
Quando dopo quasi due ore, i miei compagni di viaggio scoprono, non senza sconcerto, che non siamo ancora usciti da Abidjan decido di introdurre una tappa alla Boulangerie Paris Baguette di N'Dotré per una colazione quasi all'italiana. Grande sfida per le commesse del posto accontentare tutte le ordinazioni del gruppo ed incassare le rispettive somme. Non sembrano abituate ai gruppi così numerosi.

Con le ultime curiosità di Abidjan da contemplare, tra cui il Parco del Banco ed il nuovo stadio in costruzione per la Coppa d'Africa 2023, lasciamo finalmente la metropoli ed iniziano ad essere le distese di bananeti e le piantagioni di caucciù e legname di teak alternate a villaggi sempre più simili alla terra su e di cui sono costruiti a dominare il paesaggio. A fornire il sottofondo musicale per il viaggio è la solita Daphne, gelosamente conservata in formato mp4 in uno stick USB del nostro chauffeur.

primi confronti con la cucina africana
Dopo alcune ore, a Daoukro, ci concediamo un secondo stop per pranzare. Mr. Bamba, cui avevo chiesto consiglio sull'opportunità o meno di inserire una tale tappa, ha subito sfoggiato le sue doti di perfetto organizzatore. Entrati in città, l'autista sapeva di doversi recare al distributore Shell dove ci avrebbe accolti Estelle, la segretaria di Bamba. La simpatica collaboratrice ci scorta fino al ristorante e ci aiuta a sbrigare le ordinazioni. Riso con salse varie: arachide, aubergine, gouagouasou e altri sapori esotici che nei giorni a venire avremo ancora occasione di gustare. Più o meno riusciamo ad accontentare tutti i palati (anche quelli dei diversamente onnivori) e ripartire per l'ultimo pezzo di strada.
Quando siamo già sulla pista di Prikro, ricevo una telefonata da Bamba che vuole le nostre coordinate esatte. Capisco quando entriamo a Prikro qual'era la sua necessità di conoscere così precisamente l'ora del nostro arrivo: ad accoglierci, un'intera delegazione di apicoltori in moto che scorta il pullman con dentro 16 facce pallide per tutto il corso principale con allegre suonate di clacson. Un ingresso a Prikro in piena discrezione.
In città, Eau et Miel aveva già allestito un rinfresco a base di succhi prodotti localmente e ci fa accomodare su comode sedie di liane intrecciate nuove di zecca. Tradizionalmente, alla conclusione di un viaggio, tocca al più giovane della delegazione formulare il saluto e portare “la nouvelle” di chi arriva. Avevo avvertito il nostro Giovanni di questo compito; se l'è cavata bene. Seguono parole di benvenuto da parte dei vari rappresentanti locali.
Poi un momento di difficoltà quando scopriamo che nella casa che i responsabili locali hanno voluto affittare per alloggiare gli studenti italiani non è stato possibile riallacciare l'adduzione idrica. E' bastato un rapido giro di consultazioni per trovare una soluzione più appropriata ed alloggiare gli studenti nel dispensario medico gestito dalle suore clarettiane a pochi passi di distanza. Purtroppo anche lì era frequente la mancanza d'acqua ma quantomeno erano a disposizione stanze pulite e spaziose con letti comodi.
Prima del tramonto è stato possibile raggiungere l'area di cantiere per una prima visita. Bamba è stato di parola: la fondazione è (quasi) completa e domani si potrà iniziare a lavorare la terra cruda.

> mercoledì 13 febbraio
Primo giorno di cantiere a pieno ritmo. Da oggi lavora con noi Blandine; nella squadra dei muratori è quella con più esperienza ed è molto rispettata dai colleghi più giovani. Per me avere una capocantiere donna è un'esperienza nuova che si rivelerà più che positiva; Blandine è una forza della natura, autorevole con chi lavora al suo fianco ma sempre pronta ad ascoltare e cogliere nuovi spunti.

Blandine, la nostra capo-cantiere
La squadra di muratori locali si occupa di qualche ritocco alla fondazione mentre i romani aiutati dagli alunni si dividono tra murature in blocchi compressi e pisé.

Ho dirottato i professori verso Pino cui Edoardo ha portato 5 fogli cerei da Roma e che ora potrà produrre lo stampo in cemento. Se ne occupano con piacere e competenza; lo stampo viene bene.
Pino, il veterinario-apicoltore piemontese spiega a Mathurin come intende realizzare lo stampo per fogli cerei.
movimento in cantiere.

Nel frattempo è partita l'operazione muro in pisé. Si tratta di una tecnica che richiede un apporto di manodopera notevole; i passaggi da affrontare sono molteplici e tutti piuttosto faticosi. Non ci annoieremo. Bisogna scavare la terra dalle rispettive fosse predisposte sul terreno, mischiarla a secco nelle giuste proporzioni, inumidirla e versarla nel cassero in legno dove sarà compattata con appositi pestelli in ferro. Un lavoraccio che siamo riusciti ad affrontare solo grazie all'instancabile tempra dei giovani ragazzi di Prikro. D'altro canto si tratta di una tecnica che comporta costi di materiale vicini allo zero; tutta terra locale e olio di gomito. Questo la rende interessante per il contesto di riferimento.
La sera sono tutti piuttosto stanchi, ma le forze per una birra di fine giornata in uno dei locali di Prikro si trovano.

> giovedì 14 febbraio
Mentre vanno avanti le operazioni di muratura, il cantiere si popola sempre di più di bambini e ragazzi che vogliono dare una mano o che semplicemente sono attratti dalla presenza di stranieri. C'è un clima di allegria e fortunatamente un cantiere di materiali naturali comporta molto meno rischi di un cantiere convenzionale. In questo modo possiamo gestire la questione con una certa serenità.

il cantiere si popola di bambini curiosi. Per fortuna lavoriamo con materiali poco pericolosi.
prima trave di bambù assemblata
Mentre all'orto comincia a prendere forma la costruzione in terra cruda, avviamo un cantiere parallelo nei pressi della falegnameria di Mr. Firmin per prefabbricare le travi in bambù. Se ne occupano Joseph e Laura con alcuni degli studenti. Nel pomeriggio li raggiungono Blandine, Djiman e Yao, i nostri muratori. Ci teniamo che possano vedere tutti i passaggi anche di queste lavorazioni. Quando noi saremo ripartiti sarà importante che qualcuno possa realizzare altri elementi strutturali simili o fare la manutenzione di quelli prodotti insieme.

> venerdì 15 febbraio
Per studenti e professori è già l'ultimo giorno di cantiere. Decidiamo di lavorare fino a pranzo perché nel pomeriggio Mr. Bamba si è proposto per accompagnare il gruppo nei villaggi vicini per osservare le architetture più tradizionali. Visitiamo Péré e Lazarekro e riusciamo a contemplare case in terra cruda realizzate con diverse tecniche costruttive: in adobe, in banco e alla beninese. A Lazarekro gli studenti hanno la possibilità di assaggiare il frutto del baobab.
casa in banko nel villaggio di Péré

la squadra (quasi) al completo (foto M.Y. Ekra)
Torniamo al cantiere prima del tramonto per una foto finale con tutti. Quasi tutti: manca il nostro Joseph che si è messo in testa di fare le legature del bambù con liane naturali raccolte nella vicina foresta ed ha passato il pomeriggio con Mr. Félix a procurarne un bel quantitativo. Per le liane vale quanto concluso per il muro in pisé: lavoro lungo e faticoso ma molto sensato in questo contesto perché non richiede alcun materiale importato, non produce inquinamento e valorizza i saperi locali.
Essendo l'ultima sera dei romani, ci siamo dati appuntamento dopo il tramonto chez Awa per cenare insieme. Eau et Miel ha voluto invitare la delegazione italiana, noi abbiamo ricambiato invitando i lavoratori del cantiere ed abbiamo contribuito con un pentolone di pasta all'italiana, preparata con verdura reperita al mercato locale. Si è creata una bella tavolata di 35 persone, compreso il sottomaresciallo della gendarmeria locale che, avvertito dall'ambasciata ivoriana a Roma del fatto che per una settimana fosse presente una nutrita delegazione di italiani sul suo territorio di competenza, ormai ci segue come un ombra; per la nostra sicurezza, ovvio.
L'atmosfera è comunque di rilassata convivialità. Anche se solo per pochi giorni, il fatto di aver condiviso le fatiche di cantiere ha creato una complicità forte tra i giovani locali e gli studenti venuti da Roma. Io ho raggiunto il mio letto poco dopo le 23; posso solo intuire quanto altro divertimento abbia generato questa complicità in questo venerdì sera africano.


> sabato 16 febbraio
Non a caso si è vista qualche inevitabile lacrimuccia quando al mattino Mr. Mathias intona "Ce n'est qu'un au revoir, mes frères" sulle note di Auld long syne per salutare gli amici romani.
Per tornare in aeroporto, Mathurin aveva ricontrattato con le autolinee Sababou per un servizio forfettario dedicato. Inoltre si è preso la briga di accompagnare personalmente il gruppo fino ad Abidjan per sincerarsi che tutto andasse per il verso giusto.
"ce n'est qu'un au revoir mes frères"
A Prikro rimaniamo in quattro (Laura, Joseph, Domenico ed io) con l'intento di realizzare il più possibile dell'edificio. Per salutare gli amici universitari, oggi arriviamo in cantiere con notevole ritardo. Sul posto scopriamo però che i liceali sono andati avanti con il muro in pisé. Hanno realizzato uno strato intero in completa autonomia senza fare errori. Per noi è un risultato entusiasmante. Proseguiamo fino a pranzo a far crescere il muro di qualche altro centimetro.
il muro di pisé ormai cresce anche senza di noi.
Il pomeriggio è dedicato di nuovo alle operazioni in bambù. Ci affiancano Blandine, Yao e Djiman, il team di muratori-costruttori. Si assemblano i pilastri verticali. Lavoriamo nel cortile delle suore perché la falegnameria è chiusa ma abbiamo bisogno dell'elettricità per il trapano.
assemblaggio dei pilastri in bambù. I muratori locali si confrontano con nuove tecniche costruttive.
 > domenica 17 febbraio
Oggi relax. Io decido di andare a messa. Pur non essendo un assiduo frequentatore di chiese, mi ricordo che durante la mia prima visita a Prikro quasi 20 anni fa, trovai toccante partecipare all'eucaristia celebrata in quella chiesetta scarna ma piena di anima. La chiesa negli anni è stata ampliata più volte e tutto è molto ben organizzato (c'è finanche il servizio d'ordine che suggerisce dove sedersi). Quella sensazione di riunirsi con tutta la comunità per ascoltare la buona novella però l'ho sentito meno forte, e non solo perché la celebrazione si è conclusa con una lotteria in cui una fortunata signora di Prikro ha vinto una moderna cucina a gas.

Dopo la partenza della delegazione romana, anche i miei tre compagni di viaggio si sono trasferiti nella casa delle suore dove oggi ci viziano con foutou e sauce arachide. Cucina un'amica di Sr. Nadine assistita da Sr. Virgile.
Dopopranzo decidiamo di fare una passeggiata e visitiamo il villaggio di Sankro, sufficientemente vicino per essere raggiunto a piedi. Sul percorso facciamo tappa all'orto di Acqua e Miele in cui troviamo il giardiniere alle prese con l'irrigazione manuale di mais e fagioli.
l'orto di Eau et Miel vicino Sankro
A Sankro ci piace vedere come abita la gente. E' facile entrare in contatto; giovani e meno giovani sono aperti e disponibili a mostrare quello che hanno da mostrare. Il piccolo Koffi, a cui abbiamo chiesto di indicarci il suo luogo preferito, per esempio ci ha fatto scoprire la moschea, un minuscolo edificio il cui pavimento interno è foderato interamente di tappeti di rafia intrecciati pronti per accogliere i fedeli in preghiera. Insospettabile da fuori.
visita alla moschea di Sankro
costruzione di una nuova casa in terra nel villaggio di Sankro
In un altro luogo del villaggio conosciamo Anne-Marie-Joëlle, una bambina di un mese la cui nonna sta scavando le fondazioni per realizzarle una casa. Non possiamo non fermarci ad ammirare la tenacia dell'anziana signora (che anagraficamente sarà stata mia coetanea o poco più) nel solcare la terra e trasformare il materiale ricavato direttamente in mattoni.
Torniamo a Prikro all'imbrunire e concludiamo la domenica con una fresca Bock chez Awa prima di cena.

> lunedì 18 febbraio
Un lunedì interamente dedicato alle murature. Cresce il pisé con il suo cassero viaggiante ancorato a quote sempre più elevate. Qui fa miracoli il carpentiere Firmin che, anche nelle condizioni più avverse, riesce a stringere le morse e mettere in posizione ogni tavola comme il faut.
Cresce anche il muro di mattoni che Blandine e Yao stanno tirando su con la tecnica che sono soliti usare. Noi qui ci siamo limitati a definire una nuova miscela per la malta dei giunti. Solitamente in zona sono diffusi due modi per realizzare questi giunti: con un semplice impasto di terra locale nella versione considerata più povera oppure con cemento e sabbia per chi se lo può permettere. Avendo notato che la terra locale ha un tenore di argilla molto elevato, abbiamo proposto una miscela di terra cruda con l'aggiunta di sabbia. Economicamente è un compromesso discreto: si compra sabbia di fiume lavata ma non serve cemento (un sacco di cemento costa quanto la paga giornaliera di un muratore). Tecnicamente, l'omogeneità di materiale tra mattone e giunto conferisce alla struttura intera una buona stabilità. I muratori se ne accorgono mentre tirano su ricorso dopo ricorso.

Con i colleghi di AK0 riflettiamo sul fatto che il tema delle miscele di terra locale dovrebbe essere oggetto di qualche futura indagine. C'è margine di miglioramento e uno studio sistematico potrebbe dare buoni frutti. Gli stessi mattoni compressi trarrebbero sicuramente giovamento da miscele più magre, vale a dire dall'aggiunta di inerti quali sabbia o limo in grado di conferire struttura alle fin troppo abbondanti argille. Purtroppo il tempo per fare sperimentazioni rigorose questa volta non c'è. Decidiamo di andare avanti con i mattoni già prodotti, che comunque sono ampiamente collaudati in zona.
il muro in pisé cresce a vista d'occhio grazie all'entusiasmo dei liceali
La squadra di giovani che lavora al pisé è instancabile. Vedono ormai l'obiettivo del muro a quota 2,55m e vogliono raggiungerlo al più presto. Quando sono ormai le 19:00 e l'unica luce rimasta è quella della luna quasi piena, sento dire “lo facciamo un altro strato?”. Tocca a noi fermarli ed invitarli ad andare a riposare che domani è un altro giorno.
> martedì 19 febbraio
Oggi finiamo il pisé”. Questa è la previsione di Eduard, uno dei liceali, quando ci vediamo al mattino. Quando noi bianchi arriviamo in cantiere, i ragazzi hanno già preparato la miscela di terra e aggiunto il giusto quantitativo d'acqua. Carichiamo secchi e carriole e riempiamo il prossimo strato. Il cassero ormai è montato ad un altezza oltre i 2m che significa che la terra deve arrivare in quota secchio per secchio, con una persona che alza dal basso finché può ed uno in cima al muro che si china per ricevere. Ogni secchio pesa circa 15kg; a fine serata si sentono. La macchina però è ben rodata e la nostra squadra di 2 pelle-pallida e 8 baldi giovani locali avanza al ritmo di circa 0,5mc all'ora. In Europa, una lavorazione con una tale incidenza di manodopera sarebbe proibitiva; qui pesa molto di più il fatto di non dover acquistare materiali importati. La gente che lavora non manca.

Dopo pranzo mi affaccio rapidamente nella corte delle suore dove va avanti la prefabbricazione degli elementi per il tetto. Collabora come nei giorni precedenti la squadra di muratori. Discutiamo qualche dettaglio esecutivo e proviamo ad immaginare la messa in opera. Le strutture sono discretamente grandi e vogliamo montare tutto senza dover ricorrere a mezzi meccanici. Fortuna che il materiale è leggero. Vedremo.
trasporto di una trave di copertura
Tornato all'orto vedo che i liceali aiutati dal carpentiere Firmin hanno montato il cassero all'altezza dell'ultimo ricorso. La previsione di Eduard ora è più realistica che mai, mancano pochi centimetri di muro. Continuiamo a scavare, miscelare, inumidire, versare e compattare la terra mancante e prima del tramonto riusciamo a dare l'ultimo colpo di pestello. Domani elimineremo il cassero.

> mercoledì 20 febbraio
Come da programma si smonta il cassero, il muro ora è visibile in tutta la sua altezza. Non so se dire ai ragazzi che da progetto quel pezzo appena finito ammonta a meno di un terzo del fronte nord-est da realizzare. Quando lo accenno a Bamba risponde con il suo sorriso dal leggero sapore sarcastico come se si prendesse gioco di me, ma che ormai so interpretare. Significa: “non ti preoccupare, lo faremo”. Io purtroppo non potrò assistere di persona, ma so di potermi fidare.
murature a confronto: in primo piano la facciata principale in pisé, dietro la cellula del deposito in blocchi compressi
pavimento in terra battuta.
La squadra del pisé oggi si dedica alla realizzazione di un pavimento battuto. Per la zona d'ingresso abbiamo deciso di testare questa soluzione per poterla confrontare con la soletta in cemento fatta nella prima campata. A parità di superficie il risparmio di materiale è netto. Poter sostituire il costoso cemento importato con terra locale reperibile gratuitamente incide. La lavorazione è faticosa, ma meno del previsto; in tre ore la nostra squadra mette in opera circa 20mq di superficie in terra e sabbia ben compattata.
A fine mattinata ricompare Mr. Bamba che è tornato dalla sua trasferta a Biankouma, 800km ad ovest, dove, insieme al veterinario Pino, è andato ad incontrare gli apicoltori della zona ed affiancare la loro formazione. Mentre nei primi giorni la presenza di Bamba e dell'autorevolezza di cui gode presso muratori e liceali per me costituiva un aiuto essenziale, negli ultimi giorni abbiamo costruito un rapporto diretto in cui si è inserita bene anche la squadra italiana.

C'è però un dettaglio per cui la presenza di Bamba continua ad essere indispensabile: la sua 4x4 e la sua prontezza ad affrontare le cose al momento in cui servono. Abbiamo bisogno di altro bambù e si offre lui ad andarlo a tagliare con i ragazzi del liceo. Mathurin, la sera prima, aveva già preso accordi con un capovillaggio nelle vicinanze per tagliare una ventina di canne in un luogo di sua conoscenza, quindi: tutti sul pianale del fuoristrada e via. Tempo tre ore ed arriva la nuova fornitura di bambù.

il carpentiere Firmin impegnato nello splittaggio per fendere le canne di bambù in strisce.
Ora si tratta di tagliarlo in strisce. Oltre alla struttura principale, per la quale usiamo canne intere giuntate con perni in legno e legature in corda o liana, il progetto prevede infatti due elementi di bambù intrecciato. Una cupola che farà da soffitto al piccolo deposito ed una superficie intrecciata che costituirà la base di aggancio per lo strato di copertura in fibra vegetale.
La tecnica della cupola è stata testata durante il nostro laboratorio sperimentale un anno fa. Non darà problemi se non quello che per realizzarla dipendiamo dal falegname, Mr. Firmin che ci deve costruire il telaio di bordo. Al momento non ha tavolame di legno rosso disponibile. Vedremo domani.
prove di intrecci triassiali. costituiranno il supporto per lo strato di copertura.
Intanto possiamo famigliarizzare con le trame triassiali, una tecnica d'intreccio asiatica che non richiede legature; tutto si tiene per attrito. La messa in opera richiede un notevole rigore geometrico, motivo per cui mi metto armato di pazienza a spiegare con molta calma e con le parole più semplici che riesco a trovare ogni singolo passaggio. Mi ascoltano due dei ragazzi giovani ed i muratori. C'è anche Mathias, un formatore di Eau et Miel che aveva partecipato al nostro laboratorio sul bambù un anno fa e che ha curiosità di approfondire le sue conoscenze sul materiale.
Blandine è la prima a dominare il principio costruttivo. Nel giro di pochissimo ha capito la procedura e sa spiegare ai suoi colleghi quale elemento deve sovrapporsi a quale altro, come si fa lo “switch” delle aste per tenerle ferme e quali sono i criteri per scegliere le strisce giuste. Sono impressionato; si tratta pur sempre di contenuti che nei nostri corsi di formazione insegniamo al secondo livello perché ritenuti troppo complessi per il corso base.
Per tagliare le strisce, l'anno passato avevo fatto realizzare da Mr. Olivier, un fabbro locale, un apposito attrezzo. Il suo utilizzo con il bambù locale, molto più legnoso del Phyllostachis che lavoriamo in Italia, si è rivelato difficile, motivo per cui questa volta abbiamo provato a generare le strisce direttamente usando il machete. E' una tecnica che qualcuno dei ragazzi già conosce per aver aiutato nella realizzazione di palizzate o rivestimenti di capanne e che comunque è nelle corde dei lavoratori locali. Se c'è uno strumento per tutte le occasioni è il machete, in zona è usato in mille modi diversi. Vai quindi così, a coppie di due; uno che tiene l'asta e l'altro che fende con machete e mazza di legno per colpire lo strumento quando la semplice forza della mano non è sufficiente.
> giovedì 21 febbraio
La fine del nostro soggiorno si avvicina ed abbiamo ancora molto da fare. Questa mattina trasportiamo gli elementi della copertura al cantiere; ovviamente con la 4x4 di Bamba. Sul posto la nostra Laura si incarica di legare le giunture tra travi e pilastri, ancora adagiati a terra.
le travature in bambù in attesa di essere montate
Nel frattempo insisto con Mr. Firmin per trovare legno rosso per il nostro telaio del soffitto. Lui capisce la situazione e si accorda con un altro cliente per usare il suo materiale per noi e per risarcire il maltolto la settimana entrante. A me la capacità che ha la gente di qui di gestire risorse scarse impressiona; la soluzione alla fine si trova sempre. Con Firmin ed i suoi collaboratori ripercorriamo i passaggi di assemblaggio del telaio. Anche se le misure sono leggermente diverse è un lavoro che ha già fatto un anno fa. Tutto molto facile ormai. Per la sera sarà tutto pronto.
Nell'attesa torniamo in cantiere dove ci aspetta il montaggio del cordolo che corona il muro in pisé e tiene i pilastrini in bambù per la copertura. Con il carpentiere Firmin, il giorno prima, avevamo realizzato una base con tavole di recupero ma Bamba non è convinto; deve esser fatto di legno rosso altrimenti sarà rovinato nel giro di pochi mesi. Lo sapevo e condivido l'osservazione, ma vista la difficoltà dell'altro Firmin (il falegname) a trovare legno rosso mi ero rassegnato all'uso del legno bianco. Bamba insiste, sparisce con la 4x4 e ricompare meno di un'ora dopo con un bel travetto di mogano di 5m. “Preso in prestito. La settimana prossima ne compreremo uno nuovo per chi ce l'ha dato”; risolto. Procediamo al montaggio che prevede la realizzazione di fori di ancoraggio sul legno; altra sfida in un cantiere senza elettricità. Proviamo prima con una grossa batteria che Bamba stacca dall'impianto fotovoltaico della pompa ma che si scarica al quinto buco. Ci si sposta allora nella vicina casa di parenti di Mathurin che mettono a disposizione una presa di corrente ed una prolunga. Dopo pochi minuti la trave torna in cantiere e può essere alloggiata sui ferri di ripresa che avevamo ancorato nel muro di pisé. E' un lavoro che ci impegna fino alle 8 di sera; le ultime operazioni le facciamo a lume di cellulare, ma la soluzione è solida. Domani si può completare.
montaggio trave in notturna
 > venerdì 22 febbraio
Ultimo giorno di cantiere anche per noi; ça choffe aujourd'hui, come dicono qui. Lavoriamo in parallelo con tre squadre separate: una per intrecciare la cupola che farà da soffitto al deposito, una per portare avanti l'intreccio triassiale che terrà la copertura in foglie di palma e una che completa tutti i nodi della struttura portante principale.
Nel pomeriggio riusciamo a mettere in opera la prima trave con rispettivo pilastro. Ora si inizia ad apprezzare la spazialità dell'opera. Per un momento sembra tutto troppo alto, ma osservato con qualche passo di distanza si vede che le proporzioni sono giuste, soprattutto in vista dell'intenzione futura di far crescere l'edificio per altre quattro campate verso sud-ovest.
cupola strutturale di bambù intrecciato su modello domocaña
sforzo collettivo per mettere in posizione il soffitto del deposito (foto L. Di Virgilio)
Prima di piazzare la seconda trave dobbiamo coprire il deposito con la cupola in bambù. L'intreccio prende tempo, lo sapevamo, ma i ragazzi apprendono in fretta e fanno il miracolo. Poco dopo le ore 18:00, appena in tempo per godere di luce naturale, la cupola è pronta e può essere sollevata in uno sforzo collettivo a coronare il primo modulo di edificio. Per fare foto decenti è già troppo tardi, ma il lavoro deve continuare. Sfruttiamo gli ultimi raggi di sole per mettere in posizione la seconda trave.

travi montate (foto D. Pullino)
Ora dovranno essere collegate tra di loro con altre aste di bambù da legare direttamente in quota; un lavoro per la nostra Laura, appassionata di acrobatica aerea e brava a fare i nodi. E' un lavoro che richiede tempo e concentrazione, ma con ogni nodo aumenta la rigidezza della struttura intera e con essa la soddisfazione di tutti.
Lasciamo il cantiere ampiamente oltre le 20:00. Ci accordiamo per fare tutti una rapida cena e ci diamo appuntamento alle 21:30 chez Awa. Il risultato, per quanto parziale, va comunque celebrato. Limonata o birra e due chiacchiere fino a sera ci fanno sentire l'affetto di tutta la squadra. E' evidente che anche i ragazzi ivoriani siano stati contenti dell'esperienza fatta. Ora sta a loro andare avanti.
Nel primo modulo abbiamo affrontato da terra a cielo tutti passaggi che compongono l'edificio. Unica eccezione è l'ultimo strato di copertura, che temporaneamente è sostituito da un telone, ma per il quale Bamba ha già escogitato una soluzione che mi ispira fiducia. Vedremo.
Dal budget messo a disposizione da Acqua e Miele, cui AK0 ha aggiunto il ricavato del crowdfunding, è rimasta una somma che dovrebbe essere sufficiente per realizzare le campate 2 e 3 dell'edificio. So che anche mentre sto scrivendo il cantiere è attivo per portare avanti queste lavorazioni e mi aspetto di avere presto nuove notizie in merito. Per completare tutto l'edificio serve ancora uno sforzo economico non trascurabile, ma un pezzo alla volta, faremo anche quello.
> sabato 23 febbraio
Alle 6:00 del mattino lasciamo la casa delle Suore per raggiungere la gare routière dove ci aspetta il Bleu-blanc, il pullmino di linea che ci condurrà ad Abidjan. Alla stazione troviamo Mathias e Mathurin che sono passati ad augurarci buon viaggio. In viaggio si fa sentire la stanchezza ed anche gli ammortizzatori sgangherati non possono nulla contro le nostre palpebre pesanti. Arriviamo all'incrocio di N'Dotré in pochissimo tempo (o almeno così ci sembra). Da lì saliamo su un taxi con uno spericolato autista che per risparmiare il pedaggio del nuovo ponte ci fa fare un ultimo giro “turistico” per i quartieri di Youpougon, Marcory, Bietry per raggiungere Derrière-Wharf nel primo pomeriggio.
rientro ad Abidjan con il pullman della compagnia Bleu-blanc (foto J.A. Valia)
Ci eravamo accordati con Sr. Rosine per poter appoggiare i bagagli in casa loro per qualche ora e usufruire di una doccia prima di andare in aeroporto la sera. Dato il tempo, ci scappa ancora un breve giro al mercato di quartiere ed un bicchiere di birra fresca al tramonto a bordo oceano dalle parti di Grand-Bassam. Alle 21:00, di nuovo in taxi fino all'aeroporto e poi ognuno per la sua strada che, si sa, portano tutte a Roma, ma nel mio caso via Lisbona, per Laura, Joseph e Domenico via Casablanca. Non facciamo in tempo a raggiungere la città eterna che riceviamo via whatsapp nuove foto di cantiere. La squadra sta andando avanti senza di noi......

Aspettiamo aggiornamenti.

struttura di copertura del primo modulo completata dopo la nostra partenza. Il cantiere continua. (foto D. Olagoke)
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