Architettura e Cooperazione a Milano
Costruire
con materiali a chilometro zero è l'ultimo workshop del programma
LearnBIØN che ha visto la partecipazione di sette
organizzazioni da cinque paesi europei diversi. La regia
dell'iniziativa è della cooperativa ARCò – Architettura e
Cooperazione di Milano, ma AK0 non poteva mancare.
Sara Parlato sta
seguendo per AK0 quest'esperienza di progettazione e costruzione con
materili di riciclo e di uso secondario; i materiali a chilometro
zero più reperibili in ambiente urbano:
Siamo a casa
Chiaravalle, poco a sud di Milano, un complesso di edifici circondati
da un terreno coltivabile di 8 ettari. Casa Chiaravalle é un luogo
speciale: bene confiscato alla criminalitá organizzata, é stato
assegnato dalla Municipalità ad alcune associazioni. Una di queste,
Passepartout, si occupa dell’accoglienza e della successiva
integrazione di famiglie di rifugiati.
Appena arrivate eravamo
solo io e Luciana, una ragazza portoghese, delegata dell’associazione
Oficinas do Convento, ma Luis e Giancarla, i custodi di Casa
Chiaravalle, ci hanno accolto con tanto calore da farci sentire a
casa. Adesso sono tante le voci che popolano questo posto: dalla
nostra casetta posso sentire le risate delle ragazze che scherzano
tra di loro nella cucina comune.
Il gruppo che lavora in
cantiere é piccolo ma molto affiatato. Con noi partecipano ogni
giorno con entusiasmo due ragazzi senegalesi, Fakeba e Gora, ed un
ragazzo della Guinea, Camara.
Il progetto é quello
di realizzare una sala multifunzionale, a supporto del centro di
accoglienza, che possa essere usata per incontri, workshops, e
attivitá simili.
Tecnicamente si tratta
di chiudere una struttura esistente di legno, per creare uno spazio
che sia protetto dalla pioggia e dalle temperature eccessive,
utilizzando materiali locali e di riciclo.
Nelle prime due
settimane è stato possibile finire parte della muratura con la
tecnica degli earthbags, una tecnica che prevede l’uso di sacchi
riempiti di terra e impilati l’uno sull’altro. Questa tecnica é
piuttosto rapida ma molto faticosa: viene srotolato un grande sacco,
tagliato secondo la lunghezza della parete che si vuole realizzare e
riempito gradualmente di terra. Una volta finita la parete la si
compatta con dei grossi pestelli, simili a quelli che abbiamo giá
usato piú volte per il pisé. Prima di realizzare il livello
successivo si adagia del filo spinato che evita lo slittamento tra
due sacchi adiacenti.
Per questa tecnica
abbiamo uilizzato la terra locale, scavata in loco. Gli earthbags, se
relizzati con sacchi traspiranti, hanno le stesse caratteristiche del
pisé per quanto riguarda l’inerzia termica: sono quindi ideali in
un clima caldo in cui é necessario che il calore sia rilasciato
gradualmente all’interno di un edificio.
Il passo successivo é
la parte superiore delle murature: se la parte di earthbags é
finita, rimane ancora tanto lavoro da fare!
ARCó ha raccolto circa
3000 bottiglie di vetro con le quali far crescere i muri di parte
della struttura. Abbiamo posizionato una trave di legno sull’ultimo
sacco di terra e con dei travetti l’abbiamo connessa alla trave
della copertura. Fatto ció, abbiamo cominciato ad impilare, da un
lato e dall’altro del muro, alternatamente, le bottiglie, rese
coese dalla malta di calce e cemento.
Sporchi ma felici oggi
abbiamo anche scattato la prima foto di gruppo!
Durante
le prossime due settimane si lavorerá impiegando finestre riciclate
per creare una grossa parete vetrata e con l’intonaco per rifinire
il lavoro fatto.