maestro di leggerezza _ due righe su Frei Otto



Il 9 marzo scorso, un giorno prima di essere insignito del prestigiosissimo premio Pritzker, è morto all'età di 89 anni Frei Otto.
L'architetto tedesco ha raggiunto notorietà con opere spettacolari tra cui le coperture per gli impianti olimpici di Monaco di Baviera del 1972. Nell'arco della sua carriera ha realizzato, in prima persona o come consulente per altri colleghi, più di cento opere soprattutto nella natia Germania e in Arabia Saudita, dove fu portato dal suo allievo Mahmud Bodo Rasch, un tedesco convertitosi all'Islam.
Eppure il contributo di Frei Otto per l'architettura contemporanea, ed in particolare per un'architettura in sintonia con la natura non può essere misurato solo sulle opere costruite. Più di ogni altro architetto contemporaneo, Otto ha inteso la sua professione come ricerca di principi, non solo costruttivi ma di equilibrio tra scienza, tecnica e natura.
L'Istituto di Strutture Leggere presso l'Università di Stoccarda, da lui fondato e diretto dal 1964 al 1991, ha fornito impulsi cruciali alla ricerca costruttiva sui sistemi leggeri quali tensostrutture, gusci reticolari o reti di cavi. Ben prima dell'affermarsi della parola biomimesi nel vocabolario moderno, Frei Otto ha contribuito ad istituire presso il suo ateneo il reparto di ricerca speciale sulle costruzioni naturali. Il segreto di poter coprire luci immense con pochissimo materiale sta nell'imparare ad impiegare i materiale disponibile nel modo in cui esso "lo desidera". E' così che Otto è riuscito a realizzare le grandi coperture di Montreal (1967 | rete di cavi con copertura tessile | 7.700 mq), Monaco di Baviera (1972 | rete di cavi con copertura in policarbonato | 74.000 mq), Mannheim (1975 | guscio reticolare in legno con copertura tessile | 9.500 mq).
tensostruttura realizzata con rete di cavi _ Montreal 1967
Padiglione della Germania Federale all'Expo di Montreal 1967 (con Rolf Gutbrod)
Coperture per gli impianti olimpici di Monaco di Baviera _ 1972 (con Behnisch & Partner)

Multihalle (sala polivalente) di Mannheim _ 1975 (con C. Mutschler & J. Langner)

Ne è nato un modo di progettare estremamente sperimentale in cui è il comportamento del materiale a suggerire il progetto ancor prima di chiamare in gioco il gesto grafico dell'architetto. La disciplina scientifica è il fondamento di un tale approccio, ciò non ha però mai significato per Frei Otto accontentarsi di soluzioni lineari o di copie formali di oggetti naturali. La sua opera complessiva è dimostrazione di come la comprensione profonda dei fenomeni naturali permetta all'architetto di mettere in gioco la sua creatività per aggiustare le condizioni a contorno, per stabilire gli aspetti dimensionali e per capire i dettagli più specifici di come quelle grandi strutture toccassero il suolo. A partire da questi pochi punti d'intervento però è la natura che fa il progetto. Questa conclusione ha fatto discutere gli architetti del XX° secolo e non sempre il rapporto è stato armonico.
Sorprende tuttavia l'attualità che hanno mantenuto buona parte delle ricerche coordinate da Frei Otto anche a distanza di decenni. Le analisi sullo sviluppo degli insediamenti urbani spontanei curato da Eda Schaur (1993), che dimostra come anche nella scelta di come suddividere lo spazio all'interno di una comunità siano riconoscibili fenomenologie e processi sistematici hanno contribuito a generare l'interesse dell'architettura odierna per i processi di auto-organizzazione urbana.
Confronto tra processi di suddivisione del piano in natura (sinistra) e negli insediamenti umani spontanei (destra) _ E. Schaur 1993

Alla stessa maniera, la dissertazione di Klaus Dunkelmann (1985) sul bambù come materiale da costruzione è ancora oggi tra i testi tecnici più completi sull'argomento.
IL 31 _ pubblicazione monografica sul costruire in bambù

E' doveroso aggiungere quanto Frei Otto sia sempre stato disponibile a condividere la sua esperienza con chiunque abbia dimostrato una certa curiosità. Sia nella sede del suo istituto che nell'atelier domestico in cui svolgeva i lavori professionali è sempre stato possibile avere un appuntamento ed una profonda lezione di architettura e di umanità.

step
Indietro
Indietro

BIG BAMBU' diventa workshop AK0

Avanti
Avanti