l'arcipelago di Chiloé e l'architettura in legno di Edward Rojas


L'architettura in legno dell'arcipelago di Chiloé si deve alla sua geografia, al suo clima ed ai suoi paesaggi. È espressione spirituale, materiale e tecnologica della memoria storica e culturale dei suoi abitanti e dei suoi naviganti; coloro che svilupperanno risposte tipologiche pertinenti per la terra, per il mare e per la costa, il bordemar. È un'architettura flessibile e versatile, in grado di accogliere forme e programmi differenti. E' fragile dato che si trasforma al passar del tempo, si vedono le tracce quando la aggrediscono la pioggia, i funghi, gli insetti xilofagi o gli incendi. Come in un collage unisce il proprio con l'alieno, il nuovo ed il vecchio. L'architettura in legno dell'arcipelago di Chiloé è un patrimonio e un palinsesto culturale millenario, in cui la nostra opera, sostenuta da tutto quello che già c'era, non è che un sussurro...

Edward Rojas Vega riassume così il suo pensiero architettonico che si riflette in un ricchissimo portfolio di costruzioni pubbliche e private realizzate proprio sulle isole di quell'arcipelago della Patagonia cilena.

Da qualche mese nell'ufficio di Edward si aggira Antonino, un giovane architetto che si è avvicinato alla nostra associazione e che, grazie ad un finanziamento regionale, ha avuto l'occasione di affiancare per sei mesi il grande maestro cileno. Il suo interesse, da riversare nel territorio italiano una volta di ritorno, è quello di integrare la profonda conoscenza dell’architettura in legno del Chiloé e abbinarla alla conoscenza dei materiali naturali per costruire case antisismiche rispettose dell’ambiente.

Antonino è cresciuto in Sabina, non lontano dalla catena appenninica, che in quanto ad eventi sismici è purtroppo molto simile alla striscia occidentale delle Americhe.

Edward Rojas Vega, classe 1951, è riconosciuto a livello internazionale per la sua capacità di unire la tradizione costruttiva locale ad un'architettura spiccatamente moderna. Nel 2016 è stato insignito dal Collegio degli Architetti del Cile del Premio Nazionale di Architettura.

La sua opera è profondamente legata all’arcipelago. Il fatto di aver concentrato, a differenza di tanti coetanei dediti all'International Style, buona parte delle sue opere ad un luogo geografico preciso non è per lui una limitazione, anzi. E' dalla tradizione costruttiva informale ma sapientemente tramandata di generazione in generazione che trae la sua ispirazione. Opere come Il rifugio per i naviganti (1980) o la Casa per il Notaio (1980) nate quando Edward condivideva con l'architetto Renato Vivaldi Tesser, lo scrittore Gustavo Boldrini e l'antropologo Mauricio Marino l'esperienza dello studio Taller Puertazul, ma anche opere molto più recenti come la casa-barca (2001), il faro di Inio (2010) e la casa su palafitte a Tongoy restaurata nel 2017 non sarebbero state possibili senza una profonda conoscenza. che deriva da uno studio approfondito, iniziato quando i due giovani architetti, Edward e Renato si stabilirono in quest’isola della Patagonia e si resero conto della profonda tradizione costruttiva e della bellezza della sua architettura che deriva dall’antico “fogon” Huillince. 

Casa per il Notaio (1980)
Edward stesso ha appreso negli anni le modalità di intagliare e assemblare il legno a stretto contatto con i maestri carpentieri dell'arcipelago che custodiscono queste conoscenze tramandate nei secoli. Ogni casa in Chiloé infatti è il frutto di una profonda conoscenza delle caratteristiche del legno proveniente dalle foreste della “Selva Valdiviana”; ad ogni specie è stata affidata una funzione: Il Cipresso andino (Austrocedrus chilensis) per i pali di fondazione, La Tepa (Laureliopsis philippiana) per le travi, il Canelo (Drymis winteri) per l’ “incamiciato” esterno, il Coigüe o Faggio di Dombey (Nothofagus dombeyi) per la struttura del tetto, il Mañio (Pterocarpus saligna) per le finiture interne, sino al pregiatissimo Alerce, anche detto Cipresso della Patagonia (Fitzroya cupressoides), per le “tejuelas” il rivestimento esterno in scandole.

Casa-barca (2001)
Nel tempo, l'impegno di Edward per l'identità del luogo ha assunto, suo malgrado, anche una connotazione politica. Durante gli anni della dittatura Pinochet ha preso posizione contro un ordine di demolizione che il governo aveva promulgato proprio a danno delle case su palafitta. Se sono ancora qui a costituire una parte fondamentale del patrimonio, icona architettonica dell’isola, lo dobbiamo soprattutto alle battaglie di Edward e Renato, merito per cui, molti anni dopo, sono stati premiati con riconoscimenti pubblici dalla cittadinanza di Chiloé.

Tuttora l’attività professionale di Edward è intensissima e, nonostante la distanza, continua la collaborazione con l’architetto Renato Vivaldi Tesser, ormai residente in Italia. In questo momento i due architetti stanno lavorando insieme al restauro di un antico fortino spagnolo: Il Castillo San Luis del Alba di Valdivia. Il progetto, oltre al restauro dell’antica casa del castellano, della chiesa e delle mura di cinta; prevede un’abitazione per il custode, due portici d’ingresso e un centro d’interpretazione patrimoniale. Il Complesso prende forma dall’intenzione di creare degli spazi dedicati alla comunità Mapuche di Valdivia. Nel centro d’ interpretazione patrimoniale trovano spazio un museo e uno spazio di esposizione per l’artigianato locale. 

Le Cucinerie di Dalcahue, completate nel 2008 e sullo sfondo il tetto del Mercato, opera del 1980 degli stessi progettisti
 prospetto laterale delle Cucinerie di Dalcahue (2008)
La difesa e la valorizzazione delle tradizioni locali è un elemento cardine nell’opera dei due architetti. Uno dei progetti più famosi, il tetto del mercato di Dalcahue (1978 ), nasce per dare la possibilità agli artigiani locali di vendere direttamente i propri prodotti. Dopo più di 40 anni è un punto di riferimento per l’artigianato dell’arcipelago e si continuano a vendere prodotti esclusivamente locali.
In seguito fu costruito il rifugio per naviganti (1980), e il complesso è stato terminato nel 2008 con la riqualificazione del lungomare e la costruzione delle famose Cucinerie di Dalcahue: una grande palafitta pubblica la cui forma è ispirata alla “Dalca”, un’imbarcazione tri-articolata con la quale i “ Chonos “, popoli nomadi del mare, ricorrevano l’ arcipelago australe. Nell’edificio sono presenti 8 cucine dove si preparano i piatti tipici della gastronomia chilota che possono essere gustati ammirando il fantastico paesaggio dell’arcipelago.

Al momento, Antonino è coinvolto nel progetto di espansione del museo d' arte moderno più australe del mondo: Il M.A.M. Chiloé. Fondato nel 1988 da Coca González, Eduardo Feuerhake, Edward Rojas, Luz María Vivar y Estanislao Jorquera. Nato da un restauro di un edificio progettato come luogo d’ incontro e fogòn per la comunità, ma successivamente abbandonato. Qui, il progettista chilote è riuscito con interventi minimi a trasformare dei capannoni in un museo riconosciuto a livello nazionale. Per immergersi al meglio nell'atmosfera e nel paesaggio del luogo, il carattere degli spazi è neutro, definito soprattutto dalla luce naturale che esalta l'arte contemporanea regionale esposta. Il museo è gestito dalla comunità locale e ospita regolarmente laboratori scolastici ed artisti in residenza.
M.A.M. Chiloé, Museo d'Arte Moderna dell'arcipelago, inaugurato nel 1988 e ora in fase di espansione.
Il museo inoltre si fonde alla perfezione con l’ atmosfera e il paesaggio. spazi neutri, definiti dalla luce che esaltano l’ arte contemporanea regionale, gestiti dalla comunità ( l’ ingresso al museo è gratuito ) che accolgono settimanalmente laboratori scolastici e artisti. L’ espansione del museo prevede la costruzione di una nuova sala di esposizione permanente, un nuovo deposito per la collezione del museo, una caffetteria e nuove residenze-studio per artisti.

Insieme ad Antonino, nell'ufficio di Edward sono attivi altri tre giovani progettisti. L'architetto collagista (come ama autodefinirsi Rojas, essendo pluripremiato anche nel ambito del collage) li coordina con uno stile di collaborazione aperta che stupisce il giovane, abituato ai rapporti di lavoro negli studi tecnici italiani. Il gentile uomo dalla carnagione olivastra con i capelli bianchi, si aggira per il taller canticchiando ed è capace di accogliere con entusiasmo una buona soluzione e ripone piena fiducia nei suoi collaboratori.

E' con questo approccio che Edward Rojas si è conquistato il merito di aver formato la maggior parte degli architetti dell’isola, trasmettendo loro la sua profonda conoscenza e il rispetto nei confronti dell’architettura locale. “In questo modo la propria lotta per la difesa dell‘arcipelago di Chiloè verrà portata avanti dalle generazioni successive”. Questo il suo grande auspicio. In realtà, il suo messaggio è già andato ben oltre i confini dell'arcipelago.
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