Contributi dal mondo _ Conservare il patrimonio storico in India


AK0 è da sempre attento a scambi di conoscenza tra i vari continenti. A volte scopriamo che persone con cui abbiamo avuto occasione di collaborare o che hanno usufruito delle nostre offerte formative si costruiscano occasioni per applicare approcci attenti e tecnologie appropriate in zone remote del mondo.

Lucia Lupi è una di queste, che insieme alla collega Micaela Petricca si è imbarcata in un progetto di restauro e valorizzazione del patrimonio edilizio in India. La particolarità dell'approccio scelto sta nel concetto di monumento alla scala territoriale. La sfida di questo progetto, di cui Lucia e Micaela hanno concluso da poco la fase delle indagini preliminari, si prefigge infatti di far conoscere più approfonditamente i valori di alcune costruzioni storiche presenti nel territorio senza isolarle dal contesto socio-economico che le ospita.
L'indagine stessa del patrimonio diventa strumento di partecipazione.

Qui il resoconto che le due progettiste italiane ci hanno inviato da New Delhi

Edifici fatiscenti o patrimonio culturale?

Costruire, rivelare e affermare il valore dei monumenti in India attraverso un processo di conoscenza.

Siamo due architetti italiani, attualmente impegnati in India in un progetto di restauro e valorizzazione dalla scala del singolo monumento alla scala territoriale. Tra le maggiori difficoltà che stiamo incontrando a livello professionale, c’è sicuramente l’assenza di qualsiasi forma di documentazione di supporto alle analisi che dobbiamo condurre. Ad esempio, non è possibile avere una cartografia della città nella quale stiamo lavorando, non esistono precedenti rilievi dei monumenti o materiali d’archivio (foto, disegni, testi), non ci sono studi svolti dalle Istituzioni locali di riferimento per la salvaguardia del patrimonio storico.
In sintesi, ci troviamo ad operare su edifici esistenti da centinaia di anni, ma senza una storia. Questa assenza di un sapere diffuso e condiviso sul passato e sull’evoluzione dei principali monumenti che costellano l’ambiente urbano, determina una scarsa sensibilità ai temi della preservazione dei beni culturali e un uso generalmente non appropriato dei monumenti abbandonati. Lo stesso valore culturale e identitario di questi edifici è messo in discussione perché la popolazione li vede esclusivamente come costruzioni fatiscenti, che hanno un valore solo in funzione della loro stretta materialità e della possibilità di utilizzarli a scopi abitativi, commerciali o “istituzionalmente abusivi” in maniera gratuita. Questi monumenti sono beni pubblici dell’intera collettività, ma attualmente hanno lo status di semplici edifici che non appartengono a nessuno e quindi posso essere utilizzati da tutti per finalità private.


Come si può trasformare questo approccio così materiale agli edifici di importanza storica in un diverso atteggiamento basato su una visione culturale di supporto allo sviluppo sociale dell’intera comunità, in continuità con la propria tradizione e attenta alle esigenze della contemporaneità?
Il nostro background culturale ci porta a credere che questa trasformazione possa essere innescata attraverso un processo di conoscenza e documentazione che riveli il reale valore e la pienezza di significati che è nascosta all’interno dei muri di mattoni e degli elementi architettonici di questi edifici lasciati a subire un accelerato e inarrestabile degrado.
Le basi per avviare questo processo di conoscenza sono un rilievo dei monumenti e approfondite analisi degli aspetti storici, architettonici, tecnologici e ambientali. Le informazioni derivate da questi studi sono anche l’indispensabile e solida base per definire correttamente un innovativo progetto di restauro e valorizzazione del patrimonio culturale locale che possa fornire un modello alternativo per un attivo e appropriato riuso dei monumenti.

Una serie di problematiche di contesto si sommano alle precedenti considerazioni di tipo culturale. Infatti, nell’organizzazione di un qualsiasi Piano di Rilievo nella nostra area di lavoro abbiamo dovuto considerare i seguenti vincoli:

‐ l’irreperibilità in loco degli strumenti di supporto alle attività di misurazione e la necessità di auto-produrli, quando possibile, o di escogitare soluzioni alternative per garantire la verificabilità e l’affidabilità dei dati;

‐ il continuo passaggio di persone, animali e veicoli attorno e dentro i monumenti e l’impossibilità di interrompere questo flusso anche solo per breve tempo;

‐ la scarsa accessibilità di alcuni monumenti attualmente utilizzati per lo stoccaggio dei materiali o in maniera impropria dai corpi di polizia.

(Nell’India del Nord, è purtroppo molto frequente l’appropriazione dei monumenti storici e dei beni archeologici da parte delle forze di polizia e dei corpi armati come sede di stazioni locali, caserme e dormitori degli ufficiali.)

‐ la cooperazione con lavoratori o volontari che, non essendo mai stati coinvolti in operazioni di questo genere, dovevano essere formati in maniera veloce e semplice per aiutarci nelle attività sul campo;

‐ i problemi linguistici dovuti al fatto che l’inglese non è realmente una lingua veicolare e che noi non conosciamo le lingue locali;

‐ la diffidenza e l’opposizione attiva e passiva al procedere delle attività da parte della popolazione locale perché ignara dello scopo ultimo di questo genere di interventi e dei potenziali vantaggi che ne potrebbero derivare per la comunità.

Un problema aggiuntivo ai vincoli di contesto sopra menzionati è legato al fatto che siamo due donne architetto in una realtà dove sono ancora molto radicati i tradizionali costumi sociali che prevedono una dimensione esclusivamente domestica per il mondo femminile o di subordinazione ad una guida maschile. Due donne che in questo contesto devono relazionarsi ai lavoratori del settore delle costruzioni da una posizione di comando.

Per molti di essi è completamente destabilizzante ricevere ordini e direttive operative su come fare il proprio lavoro da parte di una donna e, invece, per noi è davvero difficile trovare il modo per gestire le situazioni in cui i nostri interlocutori si rifiutano di parlare direttamente con noi, se non attraverso l’intermediazione di una figura maschile.

Proprio a causa di tutte le difficoltà elencate, una delle fasi più complesse nell’attuazione dei nostri Piani di Rilievo è sicuramente la fase del set-up dei monumenti perché è quella che prevede il coinvolgimento di molti soggetti (manovali, carpentieri, lavoratori e volontari) e l’alterazione o l’interruzione delle abituali attività.
Per quanto riguarda le operazioni di misurazione, abbiamo provato a delineare un iter operativo per soddisfare gli standard internazionali di rilevamento e intervento sui monumenti, seguendo un appropriato approccio metodologico a livello culturale e scientifico, ma integrandolo continuamente con nuove soluzioni materiali o procedurali per garantire l’accuratezza delle misurazioni anche in questo specifico contesto e con le risorse a disposizione. Le misurazioni in pianta e in alzato hanno infatti integrato tutti i codificati sistemi manuali di rilevamento con l’uso di strumenti portatili digitali quali un distanziometro laser, nella sperimentazione di un innovativo sistema di acquisizione e gestione dei dati per garantirne la verificabilità e l’affidabilità.
Noi siamo state chiamate a sviluppare un progetto di conservazione e riqualificazione, ma lavorando sul campo in queste sessioni di rilievo, ci siamo rese conto di quante potenzialità di sperimentazione offra questo contesto e di quanto possa essere stimolante contribuire alla costruzione del sapere locale. Questo sta arricchendo notevolmente la nostra esperienza qui e ha rimodellato anche gli obiettivi del nostro lavoro.

Nei prossimi mesi vorremmo provare a definire un possibile scenario di studio e ricerca sul patrimonio culturale, ripetibile anche in altri contesti, in India o altrove, caratterizzati da limitatissime risorse. Infatti, quando si parla di salvaguardia del patrimonio architettonico, in molti casi non è la scarsità di risorse un motivo sufficiente per evitare azioni di conservazione, ma purtroppo lo è la mancanza di consapevolezza sul valore dei monumenti e su quanto incidono sul benessere sociale diffuso. Per questo motivo è importantissimo partire dalla strutturazione di nuovi processi conoscitivi che integrino approcci tradizionali e sistemi innovativi, per arrivare a delle azioni concrete. La volontà di preservare e migliorare l’ambiente costruito si alimenta infatti grazie all’interiorizzazione della sua importanza.



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