Pisé - miscele stabili


Con il termine pisé (francese per pigiato) o con quello di tapial (diffuso in tutto il mondo ibero-americano) ci si riferisce ad una modalità di messa in opera di terra cruda finalizzata alla realizzazione di pareti o volumi monolitici.
Il materiale viene costipato umido di scavo, senza aggiunta di acqua, all'interno di apposite casseforme. Una volta raggiunta la compattezza giusta, il cassero può essere tolto; la struttura risulta pienamente caricabile dopo alcuni giorni di essiccazione all'aria.

La tecnica è diffusa in molte regioni del mondo tra cui alcune zone degli altopiani andini, alcune regioni centro-orientali della Germania, la zona tra Valle d'Isère e Piemonte a cavallo tra Francia ed Italia o nella provincia cinese del Fujian. Tradizionalmente il pisé si è diffuso in zone caratterizzate da terre magre, con presenza consistente di sabbia o inerti maggiori quali breccia o ghiaia.

Il workshop didattico-sperimentale low-tech low cost, che AK0 ha organizzato in collaborazione con l'architetto Sandro Sancineto ed il Master in Housing dell'Università di Roma Tre a Marina di Sibari (CS) nel 2012, ha fornito l'occasione per testare una muratura di pisé con terre di provenienza inizialmente non idonea.

I tipi di terra reperibili nella piana di Sibari, un'ex palude bonificata negli anni '30 del secolo scorso, sono tutti caratterizzati da una forte presenza di argilla, fino a mostrare interi strati di 30-40cm di spessore quasi puri. Tale materiale di partenza, che potrebbe dare buoni risultati nel campo della ceramica o per la produzione di mattoni cotti, è inadeguato per la costruzione in terra cruda.
In presenza di umidità elevata all'interno del materiale, l'eccessiva quantità di argilla, specialmente se sotto forma di grumi mal amalgamati, può costituire una fonte di instabilità. Come in qualsiasi impasto, la sola presenza di collante in assenza di inerte non è in grado di resistere a sforzi.

L'eccessiva plasticità della terra di Sibari era letteralmente palpabile. Per farne elementi costruttivi in pisé era indispensabile aggiustare la miscela.
Al fine di individuare i rapporti giusti, sono stati svolti due tipi di prove empiriche. Come materiale per “tagliare” la terra di partenza era a disposizione sabbia di fiume in granulometria medio-grossa e una terra molto limosa utilizzata per la manutenzione del vicino impianto da golf.


In una prima fase sono stati testati diversi rapporti di miscela mediante la prova della pallina. Questa verifica empirica consiste nel far cadere una pallina di circa 4cm di diametro da un altezza approssimativa di 1m su una superficie dura (pietra, asfalto o simile). La modalità di rottura dà indicazioni immediate sulla qualità della miscela:
  • La sfera “buona” si romperà in pochi pezzi con spaccature nette.
  • La frantumazione in numerosi pezzi molto piccoli è indice di terra troppo magra, ossia con presenza di inerte eccessiva per la quantità di argilla contenuta.
  • Una sfera che anziché rompersi subisce deformazioni più o meno lievi è indice di miscela troppo grassa. La plasticità dell'argilla in eccesso ha assorbito l'energia dell'urto; all'interno della muratura questo può però essere fonte di instabilità.

La serie di sfere esaminate ha permesso di circoscrivere 6 miscele da testare all'interno di un provino costipato con pestello, proprio come la muratura da eseguire.
La miscela più idonea è risultato essere un mix di volumi eguali di terra locale, terra limosa e sabbia di fiume.


Un altro fattore importante nell'aggiustamento della miscela è dato dalla modalità di mescolatura. Nell'esperimento svolto, in una prima fase lavorativa, la miscela veniva confezionata direttamente nel cassero. Il mescolamento manuale ha il vantaggio di poter eliminare o sminuzzare eventuali residui di argilla compatta. Ciononostante questa modalità si è rivelata insufficiente. Le immagini dei primi ricorsi di pisé scasserati denotano chiaramente zone di sabbia o argilla non amalgamati. 


Risultati molto migliori si sono ottenuti mediante il mescolamento a piè d'opera. Il generoso rovistamento a mezzo di pala ed il successivo versamento nel cassero hanno garantito un'omogeneità molto superiore della miscela.


L'unica ulteriore addizione fatta alla miscela scelta è data da vene di calce spenta aggiunte a strati orizzontali direttamente in fase di compattamento. Specialmente negli angoli, questi inserti bianchi contribuiscono ad evitare la rottura dello spigolo vivo, punto fragile della muratura.


In quattro giorni di lavoro manuale è stato possibile confezionare un muro di circa 215cm di altezza che appena scasserato era in grado di supportare il peso di 4 persone adulte senza problemi. A fine asciugatura, la sua resistenza sarà di molto superiore.

L'esperimento svolto ci porta alla conclusione che anche con una terra di partenza apparentemente inadeguata è possibile creare murature in pisé resistenti a determinate condizioni:
  • La miscela va aggiustata per avere un contenuto di argilla medio basso (ca. 15% del volume) ed una sufficiente quantità di materiale inerte (sabbia e ghiaia).
  • Una granulometria ben assortita giova alla stabilità della muratura. L'aggiunta di limo stabilizza infatti lo scheletro strutturale della miscela inserendosi tra le piccolissime particelle di argilla ed i relativamente grandi granelli di sabbia.
  • Per ottenere una miscela soddisfacente la terra va lavorata ed amalgamata bene.
  • La manipolazione manuale può dare preziose indicazioni sul comportamento della miscela anche in assenza di prove di laboratorio.
Con le dovute accortezze, è possibile realizzare murature in pisé ovunque.

Indietro
Indietro

Si va al Cinema

Avanti
Avanti

Casa dei mestieri