costruire in terra - basics


Sappiamo che i nostri lettori sono ben oltre i primi passi con la tematica ma a volte è utile sintetizzare anche i concetti apparentemente più semplici:


La costruzione in terra cruda è probabilmente la prima attività architettonica dell'uomo. Alcune costruzioni si sono conservate per quasi 8 millenni. Oggi questo materiale è sempre più apprezzato anche nell'architettura contemporanea, non solo per le potenzialità espressive ma per le sue proprietà igrometriche favorevoli e per gli impatti ambientali molto bassi che derivano dal suo uso. La lunga storia del costruire in terra ha generato numerose tecniche costruttive diverse, frutto di esigenze funzionali, qualità della terra disponibile e manualità delle maestranze impiegate. Il centro di ricerche francese CRAterre classifica 18 tecniche diverse in funzione della modalità di messa in opera.
Sono tre le famiglie in cui possiamo raggruppare le tecniche:
- struttura, riferito alla configurazione in cui l'impasto di terra cruda viene applicato su un supporto di materiale diverso. Ne sono un esempio ricorrente le pareti di “quincha” utilizzati nei contesti andini oppure il “torchis” di derivazione francese in cui la terra è applicata su trecce di paglia fissate su supporti lignei.
- muratura, inteso come composizione di elementi di dimensione maneggevole utilizzati per assemblare strutture edili. L'esempio più ricorrente sono i mattoni di adobe utilizzati, con specificità differenti, in tutto il mondo. Una variante abbastanza diffusa sono le murature fatte di massoni, panetti di terra e paglia utilizzati come elemento base.
- monolite, inteso come una configurazione omogenea di terra, ottenuta o per battitura all'interno di casseri di contenimento (pisé | tapial) oppure per impilaggio e sagomatura successiva di quantitativi di impasto (cob | bauge )
Un fattore molto influente per la scelta del sistema costruttivo è la qualità della terra. L'idoneità di una partita di terra a fini costruttivi può essere valutata con alcune tecniche empiriche quali la prova del salsicciotto la prova della sfera o, in maniera più accurata, con prove di sedimentazione.



Tra i fattori che incidono sulla qualità dell'impasto possiamo citare:

- composizione, ossia il rapporto volumetrico tra le parti di argilla, limo, sabbia e inerti maggiori.
- granulometria, inteso come la dimensione delle particelle di materiale che compongono l'impasto. Gli impasti possono contenere da parti di argilla di pochi decimi di millimetro fino ai pezzi di ghiaia di pochi centimetri. Generalmente è bene che la granulometria sia ben assortita per migliorare la stabilità degli impasti.
- contenuto di acqua, facilmente variabile anche a posteriore, può comunque costituire un vincolo: impasti troppo umidi non possono essere battuti; impasti troppo secchi non riescono ad attivare l'effetto collante delle argille contenute.

Per tutti gli impasti da costruzione il contenuto di argilla dovrebbe essere del 10-15% circa. Contenuti di argilla maggiori (impasto grasso) renderebbero instabili le strutture; nel caso di contenuti minori (impasto magro) viene a mancare l'effetto collante. Il rapporto degli altri componenti determina l'idoneità dell'impasto per una tecnica piuttosto che per un altra: impasti più magri e con inerti grandi si prestano per essere battuti (tapial) mentre impasti più grassi possono essere lavorati sotto forma di mattoni o simili (adobe). Impasti troppo grassi possono facilmente essere aggiustati mediante l'aggiunta di sabbia.  

Scelta del campione e prove di idoneità
Il campione di terra va prelevato ad una profondità di almeno 50cm. Le parti organiche contenute nella parte più superficiale (humus) costituirebbero infatti delle impurità per gli impasti da costruzione.

Una verifica facile ed immediata può essere fatta mediante la prova del salsicciotto:
- impastare una manciata di terra con poca acqua;
- dopo aver lavorato l'impasto in modo da renderlo omogeneo e plastico, formare un salsicciotto di circa 12-15mm di diametro e circa 20-25cm di lunghezza;
- la prova consiste nell'impugnare il salsicciotto in modo tale da tenere in mano la parte maggiore e far sporgere tra pollice ed indice una parte corta dello stesso.
- aumentare gradualmente la parte sporgente del campione fino al momento di rottura dello stesso.

Se la rottura avviene prima di aver raggiunto una sporgenza di 5cm, l'impasto è presumibilmente troppo magro e comunque la coesione dello stesso è insufficiente. Sporgenze oltre i 15 cm sono invece indice di un alto contenuto di argilla, che al momento della prova conferisce una resistenza elevata al campione ma che potrebbe facilmente diventare “saponoso” all'aumentare dell'umidità. Un impasto idoneo si romperà tra 5 e 10 cm.

Una seconda verifica, che può servire da conferma per la prima, può essere svolta mediante la prova della sfera. L'impasto da utilizzare è lo stesso della prima prova:

- formare dall'impasto pronto 4-5 sfere di circa 4cm di diametro;
- far essiccare le sfere per almeno una giornata;

La prova consiste nel far cadere le sfere essiccate da un'altezza di circa 1m su una superficie piana e dura: Un impasto con coesione bassa si sbriciolerà in molti pezzi piccoli. Un impasto troppo plastico subirà lievi deformazioni senza rompersi, indice di troppa argilla nell'impasto.
L'impasto adatto si romperà in pochi pezzi con rotture piuttosto nette.
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